Mercoledì 24 Aprile 2024

Una vita da incubo nel condominio. Insulti, ricatti e violenze: genitori anziani e figlia finiscono a processo

Violenze psicologiche, minacce, intimidazioni, vessazioni, appostamenti e pedinamenti. Emerge una vita da incubo dalle denunce presentate dagli inquilini di un condominio di via Milano, a San Giorgio su Legnano di Davide Gervasi

Toghe, tribunale

Toghe, tribunale

San Giorgio su Legnano (Milano), 15 novembre 2014 - Violenze psicologiche, minacce, intimidazioni, vessazioni, appostamenti e pedinamenti. Emerge una vita da incubo dalle denunce presentate dagli inquilini di un condominio di via Milano, a San Giorgio su Legnano. Storie di tensioni, di attività persecutorie e di un crescendo di prevaricazioni che sono approdate ieri in un’aula della quinta sezione penale del Tribunale di Milano. Sul banco degli imputati c’è un’intera famiglia (composta da una donna di 48 anni e dei suoi genitori ottantenni) che abita nello stesso stabile. Secondo l’accusa sarebbero loro – debitori tra l’altro di oltre 70mila euro di spese arretrate – a commettere da anni così tanti comportamenti di molestia reiterata da aver procurato nei vicini di casa un radicale cambio delle abitudini di vita, oltre che stati di paura e di angoscia pura.

L’iter procedurale di questa vicenda giudiziaria, che si configura come stalking condominiale, è appena iniziata: ieri l’udienza è stata rinviata al prossimo 26 gennaio. Ma già ora è emersa l’estrema esasperazione dei condomini di fronte alla presunta condotta di questa famiglia. «Assisto due delle persone (si tratta di marito e moglie in pensione, ndr) che abitano nella palazzina in questione, composta da otto appartamenti di cui due, all’ultimo piano, di proprietà degli imputati – spiega l’avvocato Laura Satta –. E sto vivendo tutta la loro disperazione. È terribile non poter stare tranquilli neanche in casa propria. Hanno problemi di salute, sono seguiti da uno psicoterapeuta».

Quanto subirebbero infatti da diverso tempo queste persone logorerebbe i nervi di chiunque. Negli atti giudiziari si parla di vero e proprio “dramma domestico” «Non si tratta – aggiunge il legale – di semplici liti conominiali, di cui è complice quella crisi che acuisce le tensioni. Non è maleducazione. E non sono i soliti dispetti tra vicini come possono essere i mozziconi o le briciole sul balcone. I miei assistiti vengono sistematicamente minacciati di morte. Offesi dalle ingiurie più volgari. Pedinati. Usati come tiri al bersaglio quando escono sul terrazzino. Vivono nel terrore e non possono più invitare in casa nessuno. Una vita da inferno, tra le mura domestiche».