Attenzione al coleottero che divora le piante

Si chiama popillia japonica e viene dal Giappone: è il coleottero che sta creando gravissimi problemi a molte piante. Per questo il Parco del Ticino ha piazzato molte trappole, che non vanno toccate dai visitatori

Il coleottero popillia japonica

Il coleottero popillia japonica

Magenta (Milano), 24 luglio 2016 - C’è un alieno nei boschi del Ticino. E purtroppo è anche molto facile da incontrare. Si tratta della popillia japonica, coleottero originario del Giappone particolarmente nocivo per le piante, avvistato per la prima volta nel Parco del Ticino nel 2014 e del quale si prevede una forte espansione già a partire da quest’anno. La Valle del Ticino è la seconda area, dopo il Portogallo, in cui viene segnalata la presenza della popillia japonica; le zone più colpite, fino a oggi, sono quelle al confine con il Piemonte e i paesi del Castanese, verso Malpensa. Ma il rischio di un’espansione è concreto. Per questo motivo il Parco ha lanciato l’allarme: in caso di avvistamento di questo insetto (attenzione a non confonderlo con il classico maggiolino degli orti) è necessario segnalarlo immediatamente all’ente. Nel 2016 sono stati già stanziati in Piemonte e Lombardia due milioni di euro per la prevenzione, il contenimento e l’eventuale indennizzo dei danni causati da questa creatura. Una cifra significativa ma irrisoria, se si considera che negli Stati Uniti ogni anno vengono pagati 600 milioni dollari per le medesime attività. Questo dovrebbe rendere l’idea della portata del pericolo per le coltivazioni che nel territorio del Ticino e anche per quelle limitrofe.

Nei due anni di monitoraggio sono stati rilevati grossi danni solo sulle «nettarine» ma l’insetto ha attaccato anche altre piante come il luppolo, i pomodori, la soia, i noccioli e il mais. Tutte specie che vengono coltivate in maniera più o meno diffusa tra Abbiatense e Magentino. Per il 2016 si prevede una La trappola per i coleotterisituazione stabile in Piemonte e in crescita in Lombardia ammesso che la stagione sia secca come quella dell’anno passato. Si tratta di un pericolo concreto per i boschi e le coltivazioni. Nel territorio il monitoraggio viene condotto dal «Servizio fitosanitario» in collaborazione con il Parco del Ticino. Oltre ai controlli visivi, per la verifica della presenza di popillia japonica vengono utilizzate apposite trappole con esca.

Lo scorso anno il Parco ha scoperto che moltissimi visitatori le toglievano, probabilmente in maniera inconsapevole. Nel corso dell’estate del 2015 sono state posizionate ben 375 trappole attrattive, controllate e svuotate dai tecnici incaricati periodicamente. L’appello è quello di non toccarle per favorire il monitoraggio e la lotta a questo insetto. Lotta che è cominciata già a partire da maggio, con trattamenti larvicidi nei prati e il posizionamento di un nuovo, consistente, numero di queste trappole.