Una causa legale lunga 30 anni: ora devono pagare 690mila euro

I proprietari delle residenze costruite nel terreno di via Zara sono costretti a corrispondere al Comune 12mila euro a testa di Camilla Garavaglia

Le case "contese" di Vittuone (StudioSally)

Le case "contese" di Vittuone (StudioSally)

Vittuone (Milano), 26 febbraio 2015 - La sentenza del Tar ha dato ragione al municipio, ma quella contro i proprietari delle case in cooperativa di via Zara non può essere considerata una vera vittoria, anche a detta degli amministratori stessi, viste le conseguenze amare subite da 56 cittadini vittuonesi. Si tratta dei proprietari delle residenze costruite nel terreno delle sorelle Frontini dopo il 1980 e che, oggi, sono costretti a dover corrispondere al Comune la cifra di circa 12mila euro a testa, per un totale di 690mila euro. "A pagare la troppa disinvoltura di certe amministrazioni passate siamo, oggi, noi proprietari degli immobili – commenta Alessandro Malvaso, uno dei firmatari del ricorso al Tar del 2004 -. Non è colpa nostra se il Comune non aveva portato a termine la procedura di esproprio entro il 25 giugno 1988, lasciando inoltre scadere la legittima immissione nel possesso delle aree. La vicenda legale che ne è scaturita, è che è terminata con una sentenza a sfavore del Comune nel 1998, è stata comunicata a noi proprietari solo nel 2003. Per il resto, ci sono più ombre che luci. L'Amministrazione passata si è avvalsa del passaggio della convenzione in cui si prevedeva che le eventuali spese sarebbero ricadute su noi proprietari, ma non si è mai data pena di completare l'esproprio e il saldo del costo del terreno entro 24 mesi. Ecco perché, oggi, questi 690mila euro sono una manna dal cielo per il municipio, ma un'ascia che incombe sulle teste di noi proprietari. Che non ci arrendiamo: tireremo tutte le frecce che abbiamo nell'arco".

Non tutti i vittuonesi conoscono la vicenda di via Zara, e a ragione: il tutto ha avuto, infatti, inizio nel febbraio del 1980 quando tra il Comune e le sorelle Frontini fu stipulata la cessione delle aree in cui realizzare delle residenze. Il Comune, però, non portò a termine la procedura di esproprio entro il 1988, così è iniziato un braccio di ferro culminato con la sentenza a favore delle sorelle del 1998. Nel 2004 il Comune ha approvato una delibera in cui si intimava ai proprietari di corrispondere di tasca loro il rimborso. Da qui il ricorso al Tar e la sentenza sfavorevole agli assegnatari.

di Camilla Garavaglia