Il ristorante delle profezie tra presenze, bare e desideri

Ad Abbiategrasso c'è un locale "mistico": la bara da morto è sopra un'enorme botte

La bara dei desideri nel ristorante "Mago" di Abbiategrasso (StudioSally)

La bara dei desideri nel ristorante "Mago" di Abbiategrasso (StudioSally)

Albairate (Milano), 4 agosto 2015 - La bara riposa sopra un’enorme botte. Ai suoi piedi, come tanti fedeli in adorazione, lunghe file di vini pregiati. Si trova lì da 42 anni, nel locale attiguo alla sala da pranzo del “Mago”, una locanda del Trecento ancora piena dei ricordi dei viandanti che per secoli hanno navigato le acque del Naviglio Grande. La bara doveva finire al cimitero insieme alle spoglie del suo proprietario, Mario, il titolare del “Mago”, deceduto nel 2008 dopo averla acquistata anni prima da uno sconosciuto. Ma da quella locanda non si è mai spostata, quasi avesse deciso di stabilirsi per sempre lì, fra gli antichi archi gotici, i grandi camini e le suggestive figure medievali che animano l’ex Locanda dell’Angelo.

Un omaggio al padre da parte della figlia Antonietta, che ora guida il ristorante? Una bizzarria? In realtà quei legni preziosamente intagliati con le immagini romane del Colosseo e dell’Arco di Trionfo hanno custodito per decenni una misteriosa profezia. Al centro del vaticinio, Papa Bergoglio. «Tutta la storia che circonda quella bara è sorprendente e piena di curiose coincidenze – racconta Antonietta –. Mio padre amava l’arte ed era sicuramente uno spirito bizzarro. Chi mai, da vivo, si sognerebbe di farsi costruire da un artigiano una bara «artistica»? Ma la storia che porta al Papa ha inizio proprio quando mio padre incontra a Milano, nel laboratorio di un artigiano, lo sconosciuto che gli consegnerà la bara». Lo sconosciuto bussa alla porta del “Mago” il 13 marzo 1973, come aveva promesso. Insieme alla bara consegna un messaggio.

«Lo sconosciuto – racconta Antonietta – fa promettere a mio padre di collocare dei piccoli sassi sui tavoli del ristorante. I clienti, se l’avessero desiderato, avrebbero potuto recarsi alla bara, appoggiarvi il sasso ed esprimere un desiderio. Poi avrebbero dovuto conservare il sasso come un piccolo amuleto. Tutto questo a partire dal 9 settembre 2009. Mio padre, divertito dalla strana richiesta, accetta. Ma a quel punto lo sconosciuto scuote la testa e annuncia: “Saranno altri a occuparsi della faccenda. Lei morirà prima di quella data”. Mio padre sorride: se non ci sarò più io, ribatte, non ci sarà neanche la bara”. Ma lo sconosciuto non si scompone: “Questo lo pensa lei”. E se ne va. Purtroppo la profezia si avvera. Mario muore nel 2008. Ma non viene sepolto con la bara che aveva ordinato: non è più a norma». Così la bara rimane nel ristorante e Antonietta inizia a mettere dei sassolini sui tavoli e a invitare i clienti a esprimere un desiderio. Da quel momento la bara si trasforma in un oggetto di devozione , uno scrigno magico in cui gli avventori del “Mago” depositano sogni, desideri, invocazioni.

Una finestra spalancata su un altro mondo. «Per quanto possa sembrare incredibile, tutti i desideri si avverano – racconta Antonietta –. Le persone tornano qui tutte felici, a spiegarmi che i desideri si sono avverati. Certo, a questa esperienza ci si deve avvicinare col cuore integro e sincero. Bisogna esprimere un desiderio a cui si tenga veramente. Sarebbe sbagliato presentare richieste di proposito assurde, solo per il gusto di sfidare l’impossibile».

di Michele Azzimonti