Nerviano, da 25 anni prigioniera di casa propria: "Aiutateci a farle vedere cosa c'è fuori"

La novantenne vive con la figlia, che però non è in grado di farla uscire, da qui l'appello di un'amica affinché la comunità si mobiliti per aiutare l'anziana

Un'anziana

Un'anziana

Nerviano (Milano), 30 agosto 2015 - La casa è la sua prigione. Vive da 25 anni da reclusa, guardando da una finestra la vita che c’è fuori. Per lei l’immagine del mondo esterno è sempre la stessa: il palazzo di fronte e un breve tratto della via in cui abita. Un film con uno stesso copione che si ripete ogni giorno: le auto che passano, alcuni bambini che giocano in cortile e qualche vicina che stende i panni sul balcone. Non ha nessuno che riesce a portarla fuori per un giro anche solo di pochi minuti. Ha grossi problemi di deambulazione e ha subito un intervento chirurgico alla testa a causa di una grave malattia. Se per un anziano pochi scalini possono fare la differenza, figurarsi due intere rampe di scale per lei che di anni ne ha 90.

«Che cosa c’è dietro l’angolo?», era la domanda tormentone che un giovane Maurizio Costanzo rivolgeva ai suoi ospiti negli anni Settanta a “Bontà Loro”. Amelia Spero se dovesse dare una risposta non metaforica, non saprebbe cosa dire. Non sa infatti più cosa ci sia al di là di quella unica strada che vede. Abita insieme alla figlia settantenne, Liliana Marchetti, in un palazzo in via Madonna del Dio il Sa’, proprio ai confini con Parabiago. Persone semplici. Cordiali. Ma anche molto discrete e riservate. Di quelle donne che per pudore preferiscono non chiedere aiuti. E se lo fanno una volta e non ricevono risposte, non insistono. E così questa signora di 90 anni non esce di casa dal 1990. Se un’amica di famiglia ieri non avesse deciso di raccontare questa triste vicenda, forse sarebbe rimasta celata dietro quelle quattro mura, senza che nessuno intervenisse.

«Di fronte a tanta tristezza non riesco ed essere indifferente - dice Ottavia, che fa parte del controllo di vicinato di Parabiago -. È inaccettabile che nel 2015 ci siano ancora situazioni cariche di solitudine come queste. La figlia è una bravissima donna che accudisce con amore, dedizione e sacrifici l’anziana madre, ma avendo 70 anni non può certo prenderla sulle spalle e scendere giù dal secondo piano in cui abitano. Ha provato in passato a chiedere aiuto al Comune, ma nessuno ha fatto nulla. Ed ora quindi, dopo aver chiesto a lei il permesso, sono io a rivolgere un accorato appello alle istituzioni: facciamo in modo che questa signora costretta in casa da 25 anni possa fare un giro in strada prima che per lei la vita sia finita».