Legnano, Amga vuole 5,5 milioni di euro per rinunciare all'impianto di trattamento rifiuti

La richiesta è contenuta in una lettera inviata ad Accam solo pochi giorni fa e che fa riferimento all'intenzione manifestata dalla stessa Accam di far realizzare un identico impianto nella sua sede una volta spento l'inceneritore

Il presidente di Amga spa, Geroldi

Il presidente di Amga spa, Geroldi

Legnano (Milano), 30 luglio 2016 - Rinunciare all’impianto che Amga intende realizzare in via Novara per poi costruirne uno identico a Borsano, nel sito Accam? Si può fare, ma solo se Accam è disposta a "rimborsare" ad Amga spa i 5,45 milioni di euro spesi sino ad oggi per la progettazione e tutte le pratiche dell’impianto legnanese. È questo il contenuto della lettera a cui aveva fatto riferimento solo pochi giorni fa il presidente di Amga spa, Gianni Geroldi, e che dovrebbe servire per imporre alla stessa Accam una decisione in tempi brevi a proposito del ventilato impianto da realizzare a Borsano.  Geroldi, in occasione della presentazione dei nuovi vertici di Ala, aveva parlato di una lettera da «azienda ad azienda», ma nella missiva datata 23 luglio i riferimenti alle «pressioni» dei comuni soci di Amga spa sono frequenti, proprio a voler sottolineare che Amga fa in questo momento l’interesse economico dei suoi soci. La lettera fa seguito «agli incontri intercorsi» tra le parti nei quali «si è analizzata congiuntamente le disponibilità economica operativa e gestionale» di Amga a farsi carico della «realizzazione progettazione e gestione impianto trattamento frazione umida» (a Borsano) al posto di un impianto «già autorizzato nel sito individuato nell’area di proprietà di Amga spa in via Novara, come autorizzato dalla città metropolitana nel dicembre scorso». «In data 14 nel corso dell’ultima seduta del coordinamento - continua la lettera -... i comuni soci sono stati ragguagliati.... e hanno disposto che i vertici della società inviassero nota ad Accam ove fossero esplicitati i punti fermi su cui condurre l’analisi di fattibilità nonché scandire la temporalità entro cui si dovrà addivenire a una decisione in merito, qualunque essa sia». In poche parole i vertici di Amga invitati a «riprogettare» a Borsano ciò che è già stato progettato per l’area di via Novara, si sono fatti i conti in tasca, imponendo anche i tempi per una decisione definitiva delle parti: «Qualora Amga proceda alla realizzazione dell’impianto - prosegue la missiva -, la stessa ha necessità di predisporre celermente la documentazione tecnica propedeutica alle procedure di gara, attività che comporta un impegno temporale e non solo non di poco conto». Poi c’è il più classico dei classico «last, but not least»: « Infine, ma non per importanza - scrive infatti il presidente Geroldi -, come a voi noto Amga è già titolare di Aia la quale prevede temporalità ben definite, sia rispetto alla fase di avvio de lavori sia rispetto al termine degli stessi. Allo stato attuale la società scrivente ha l’obbligo di iniziare i lavori entro il dicembre del 2016 e di terminare gli stessi entro il dicembre del 2018».  Ed eccoci al dunque: Amga chiede infatti ad Accam un formale impegno a proposito delle intenzioni espresse (e cioè la realizzazione a Borsano dell’impianto per il trattamento della frazione umida) tenendo conto delle «condizioni propedeutiche al proseguimento della discussione inerente la possibile realizzazione dell’impianto forsu a Borsano così come di seguito esplicitato». La prima «condizione propedeutica»? Il riconoscimento ad Amga di tutte le spese ad oggi sostenute relativamente alla realizzazione dell’impianto in questione, per circa 5 milioni e mezzo di euro. La risposta formale è dunque richiesta entro termini molto stretti, vale a dire il prossimo 2 settembre, data a partire dalla quale Amga su indicazione dei comuni soci «attiverà le necessarie procedure di gara».