Da Abbiategrasso fino in Tunisia: "Portiamo aiuti a un Paese scoraggiato"

Il viaggio del gruppo di Alessandro Spelta fra le dune del deserto per portare farmaci alle popolazioni in difficoltà

SORRISI Alessandro Spelta e il suo gruppo durante l’ultimo viaggio  in Tunisia: «Il nostro cuore  è rimasto là, tra le tribù  del deserto»

SORRISI Alessandro Spelta e il suo gruppo durante l’ultimo viaggio in Tunisia: «Il nostro cuore è rimasto là, tra le tribù del deserto»

Abbiategrasso (Milano), 1 aprile 2015 - «La Tunisia sembra una nazione allo sbando. Dopo l’attacco terroristico al museo del Bardo, a Tunisi, il turismo ha subìto un tracollo e i giovani neanche scendono più in piazza per protestare e cambiare le cose. La maggior parte non lavora e ha perso completamente la speranza in un futuro migliore». Alessandro Spelta è rientrato da pochi giorni dal lungo viaggio che lo ha portato attraverso la Tunisia. Un tour fuori dalle rotte turistiche. Con quattro amici, si è imbarcato due settimane fa al porto di Genova per portare aiuti alle tribù del deserto. Farmaci, cibo in scatola, vestiti, quaderni e biro per i più piccoli. «Da circa 7 anni collaboriamo con alcune organizzazioni umanitarie, come «Bambini nel deserto» o «Shorfa», per aiutare le popolazioni che vivono nei deserti dell’Africa, quelle più povere e lontane dalle comodità del mondo occidentale - racconta Spelta -. È un’avventura che ogni volta ci arricchisce e ci mette a contatto con un mondo totalmente diverso dal nostro, che vive quasi fuori dalla storia e che reca con sé tanti valori umani che noi invece abbiamo perso».Lo spirito con cui avvengono gli incontri con tribù come i Tuareg dell’Algeria o i Berberi del Marocco è nettamente diverso da quello di una normale organizzazione umanitaria. «Non portiamo solo aiuti, ma cerchiamo di integrarci con la gente del deserto, condividendo la stessa vita quotidiana - spiega -. Mangiamo il loro stesso cibo, dormiamo negli stessi accampamenti tra le dune, partecipiamo alle loro feste. Sono molto cordiali. Anche se vivono in estrema povertà, ti offrono tutto quel poco che hanno e cercano di farti sentire come un membro del loro gruppo».

 Quando il commando dell’Is ha preso d’assalto il museo di Tunisi, il gruppo di Spelta si trovava a circa 700 chilometri dalla capitale, in pieno deserto. Nessun timore di finire nelle mani di qualche banda di terroristi. «proprio per quel motivo la Farnesina sconsiglia i viaggi attraverso il deserto della Tunisia - dice -. Mai però ci siamo sentiti minacciati o in pericolo. Le tribù del deserto accolgono gli stranieri come noi con cordialità e in pace. Certo, non bisogna andare allo sbaraglio, ma usare l’accortezza di farsi accompagnare da guide esperte e da associazioni che lavorano sul territorio, a contatto con le popolazioni locali. Siamo sempre stati accolti bene. E capita che le tribù, quando le incontriamo, organizzino per noi dei raduni, chiamando con i tamburi le tribù vicine. Non piccoli gruppi. Certe volte ci ritroviamo anche in cinquecento persone a festeggiare insieme attorno ai fuochi accesi nel silenzio del deserto»