Martedì 16 Aprile 2024

Abbiategrasso, dalla Siltal alle palazzine vuote: aree dismesse alla mercè dei disperati

I capannoni abbandonati di ex aziende o stabili rimasti invenduti sono ormai diventati rifugi per senzatetto

 La ex Siltal non è più frequentata dai suoi lavoratori

La ex Siltal non è più frequentata dai suoi lavoratori

Abbiategrasso, 24 gennaio 2015 - «Arrivano di sera, scavalcano la recinzione e poi s’infilano nel grande capannone dove un tempo venivano scaricate le merci. Qualche volta si vede uscire del fumo, segno che accendono il fuoco per difendersi dal freddo». La segnalazione arriva direttamente da un’inquilina dei palazzi che si affacciano sull’area industriale dell’ex Siltal, un tempo locomotiva dell’industria abbiatense e ora terra di nessuno, abitata saltuariamente da extracomunitari o clochard in cerca di riparo. «Scene così si vedono quasi ogni giorno, ormai non ci facciamo più caso - racconta la donna -. Su Youtube circolano anche alcuni video in cui si vedono dei ragazzini che fanno gare in bicicletta nei cortili della fabbrica. Me li ha fatti vedere mio nipote». Lungo il perimetro di recinzione dell’ex fabbrica non si notano varchi o passaggi. Ma una grande saracinesca del capannone che ospiterebbe i senzatetto è stata quasi scardinata. Quello potrebbe essere il principale accesso al mondo di sbandati e poveri che popolano una delle ex cattedrali del miracolo economico abbiatense. Come l’ex Siltal, altre fabbriche ormai dismesse e abbandonate occupano con i loro grandi scheletri di cemento armato e i tetti di amianto vaste zone della città. La Sesi Dabb è una di quelle. Dall’esterno l’impatto è angosciante. La palazzina che un tempo ospitava gli uffici sembra un teatro di guerra: le finestre sono sparite, forse rubate dopo la chiusura della produzione, e l’entrata è difesa da una grande grata di ferro. «No, qui non viene a dormire nessuno, né extracomunitari né senzatetto» si limita a precisare un custode della fabbrica prima di sparire dietro il cancelletto d’entrata. Il dubbio però rimane. Davanti a un’altra palazzina, a qualche metro dalla recinzione, si scorgono alcuni sacchi di spazzatura. Sono in ordine, come se fossero lì da pochi giorni.

Il viaggio nel degrado continua al quartiere Mirabella, tra capannoni abbandonati e strade dissestate, con buche che la pioggia degli ultimi giorni ha trasformato in piccoli laghi. Gli artigiani e i commercianti della zona sono sempre all’erta: da qualche tempo si vedono piccoli gruppi di stranieri che attraverso un sentiero secondario raggiungono una cascina ormai abbandonata. L’immobile si trova dietro il supermercato “Vivo”, ormai chiuso da tempo. «Non sappiamo chi sia quella gente e cosa vada a fare in quella cascina - spiega preoccupato un commerciante del quartiere -. Forse ci bivaccano o cercano solo un riparo. Comunque tra noi c’è grande apprensione, anche perché non si fanno i dovuti controlli».

A poche centinaia di metri ci s’imbatte in un’altra area a rischio. Dietro il grande immobile che ospita il “Globo” e “Mc Donald” si apre un’area destinata a ospitare un quartiere artigianale. Invece la maggior parte dei capannoni è rimasta sulla carta e una parte del terreno viene utilizzato costantemente come discarica abusiva. Ma il vero problema si trova a pochi metri di distanza, lungo la strada provinciale per Ozzero. Si tratta di un’altra fabbrica abbandonata da tempo. Ma non è disabitata. La rete di recinzione è stata tranciata per ricavarvi un passaggio. All’interno si trovano resti di auto, probabilmente rubate.