A Premana si parla swahili

Le gazzelle ugandesi hanno spadroneggiato al mondiale di corsa in montagna. Argento per la squadra femminile

L'arrivo di Kiplangat

L'arrivo di Kiplangat

Premana, 31 luglio 2017 - Se nel mezzofondo da anni l’Africa domina la scena anche nella corsa in montagna dovremo sempre più fare i conti lo strapotere degli atleti di colore (in realtà sono sempre stati fortissimi anche se nelle discese molto tecniche pagavano dazio).  L’Italia però c’è, c’è sempre anche se da ieri la lingua “ufficiale” di Premana è… lo swahili. Nel Mondiale allestito dall’AS Premana l’Uganda e il Kenya hanno infatti fatto il bello ed il cattivo tempo, a dispetto di una giornata splendida di sport pure meteorologicamente parlando.  Le gazzelle ugandesi hanno davvero spadroneggiato, tre su tre sul podio senior maschile con Victor (un nome che calza a pennello) Kiplangat ad aggiudicarsi la vittoria sui connazionali Ayeko e Musobo, ed il campione del mondo uscente Joseph Gray a ghermire la medaglia di legno all’attesissimo eritreo Petro Mamu. Con un fenomenale recupero il valdostano Xavier Chevrier nel finale ha passato il cuneese Bernard Dematteis scattato al comando nel primo dei due durissimi giri di gara. Ovvio che l’Uganda si è portata a casa anche la vittoria a squadre, con gli azzurri secondi grazie anche alle performance di Martin Dematteis e Cesare Maestri. La gara femminile senior ha esaltato la corsa, quasi sul velluto, della keniana Lucy Murigi. Gazzella autentica, è stata braccata dalla campionessa uscente, l’austriaca Mayr e dalla britannica Tunstall. La Murigi però ha allungato già sulla prima dura salita, poi per lei è stato un “gioco” piombare sull’affollatissimo traguardo di Premana con oltre un minuto di vantaggio sull’austriaca e quasi tre minuti sulla terza.

L’Italia era partita bene con Alice Gaggi combattiva, poi col passare dei chilometri il suo ritmo ha perso un po’ di smalto ma si è difesa con le unghie finendo settima, prima delle azzurre. Ivana Iozzia, sostenuta come tutti gli azzurri dal gran tifo, ha chiuso 11esima seguita da Sara Bottarelli (14esima). Le tre si sono messe al collo comunque l’argento a squadre, con le americane davanti, tutte d’oro. Se i senior hanno dato spettacolo per grinta e classe, gli junior hanno svettato per impegno. Tempi sul giro dei primi identici a quelli dei più navigati senior. Anche in questo caso bandiera ugandese sul pennone più alto. Oscar Chelimo ha rotto gli indugi fin da subito, con l’azzurrino Pattis sempre all’attacco. L’altoatesino era a sua volta nel mirino del pericoloso americano Hull. I tre sono finiti nell’ordine, ma l’Italia puntava anche alla medaglia a squadre e così è stato, bronzo per i “nostri”. L’Uganda ha fatto en plein con le junior donne, un poker poderoso grazie a Risper Chebet, capace di piazzarsi davanti alla turca Bahar Atalay e alla statunitense Lauren Gregory. Anche fra le junior le azzurrine conquistano il bronzo (Paola Varano, Linda Palumbo, Gaia Colli ed Anna Frigerio).