Morì schiacciata dal cancello: non c’è pace per Beatrice

Torna in aula la tragedia di Valmadrera: le parti si affrontano sull'ammontare del risarcimento

La piccola Beatrice

La piccola Beatrice

Valmadrera, 24 giugno 2016 - La sentenza della Cassazione (13 febbraio 2014) aveva posto fine all’iter giudiziario innescato a seguito della tragedia di Beatrice Locatelli. A quasi dieci anni da quella tragedia (12 maggio 2007) sembra non ci sia pace però per la piccola, che a soli cinque anni venne mortalmente schiacciata sotto il peso di quel cancello in costruzione nella villetta a due passi da casa. Il caso è tornato nuovamente in tribunale, questa volta sul versante civile con le parti che si ritrovano di nuovo di fronte per addivenre a «un giusto compenso», quello che ha chiesto l’avvocato Giuseppe Rusconi che cujra gli interessi dei genitori di Beatrice.

Il giudice Paolo Salvatore, nella sentenza di condanna in primo grado (febbraio 2011), aveva stabilito anche una provvisionale in attesa di quantificare appunto l’esatto ammontare del risarcimento in sede civile. Cosa che si accingono a fare le parti che si sono ritrovate questa volta di davanti al giudice Lamberti del tribunale di Lecco. Ancora una volta le posizioni di partenza divergono: da una parte i familiari, dall’altra i legali degli imputati dichiarati colpevoli di omicidio colposo in concorso sappunto con la sentenza definitiva della Corte di Cassazione. La pena più pesante (due anni e 4 mesi) è stata quella comminata a Giuseppe Monti, il fabbro che aveva montato il cancello. Un anno e due mesi invece per il figlio Maurizio Monti che lo aveva aiutato nei lavori.

Due anni la pena per Davide Dell’Oro, responsabile della sicurezza di quel cantiere; un anno e sei mesi invece per Matteo Bugatti, direttore dei lavori. I giudici della Suprema corte avevano confermato le condanne anche per i tre committenti dei lavori, i tre proprietari della villetta di Via Magistris: un anno e dieci mesi a testa per Emilio e Franco Brioschi e un anno per Teresa Rusconi. I difensori che tutelano i loro interessi - gli avvocati Fabrizio Consoloni, le sorelle Marilena e Patrizia Guglielmana e il collega Umberto Tomalino - hanno sollevato insieme alcune eccezioni chiedendo in una memoria depositata al giudice il concorso di colpa con i genitoriche - a loro dire - quel giorno non si sarebbero sincerati di far rientrare a casa la piccola come invece aveva fatto la sorella maggiore. L’udienza è stata aggiornata al novembre prossimo.