Uccise il figlio di tre anni, le feste tristi di mamma Aicha: "Fatemi vedere la mia bambina"

Ha ucciso a forbiciate il figlio, ora è internata a Castiglione delle Stiviere di Daniele De Salvo

Aicha accompagnata dalla polizia

Aicha accompagnata dalla polizia

Abbadia Lariana (Lecco)  22 dicembre 2014 - Vorrebbe salutare il piccolo Nicolò per l’ultima volta, dirgli addio, piangere sulla sua tomba. E desidererebbe riabbracciare Sara, la secondogenita, almeno lei scampata al raptus di follia. Aicha Christine Eulodie Coulibaly, la 27enne della Costa d’Avorio che la mattina del 25 novembre 2013 ad Abbadia Lariana ha ammazzato a forbiciate il proprio figlio di appena tre anni, chiede nuovamente di poter essere quella madre premurosa e affettuosa che era. Ma i suoi sogni non si avvereranno, non adesso, non prima di Natale come confidava, e forse mai. Per i prossimi due lustri non metterà piede fuori dall’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere: anche se è stata ritenuta incapace di intendere e di volere e quindi non punibile, è considerata socialmente pericolosa e il giudice il 22 ottobre appena trascorso ne ha stabilito l’internamento nella struttura protetta sino al 2024.

Avrebbe potuto presentare ricorso in appello, ma insieme al suo legale ha preferito non opporsi alla decisione. «Abbiamo valutato che è opportuno chiudere il capitolo del procedimento giudiziario affinché si dedichi a se stessa e al percorso di riabilitazione e cura che ha intrapreso – spiega l’avvocato Sonia Bova del foro di Lecco, che la difende gratuitamente e che la considera quasi come una sorella minore da accudire e proteggere -. Se compirà progressi il magistrato del tribunale di sorveglianza potrebbe ridurre il periodo e magari concederle dei permessi, anche per recarsi al cimitero dal suo Nicolò, la luce dei suoi occhi»». E occorrerà molto tempo pure perché possa incontrare la piccola Sara, che ormai ha compiuto un anno, lontano da lei, sempre che ciò avvenga. La grave scelta spetta ai giudici del tribunale di minori che al momento le hanno tuttavia revocato la podestà genitoriale.

La bimba ha smesso di domandare della madre, il papà le avrebe solo risposto che ««è andata lontano»», senza trovare le parole. Lo farà, un giorno, quando sarà più grande. La giovane ivoriana non è comunque completamente sola, sebbene la mamma non abbia ancora ottenuto i permessi per arrivare in Italia. L’avvocato si reca in visita da lei appena può, lo farà anche la Vigilia. Pure una zia la va a trovare spesso insieme ad un’altra parente connazionale e con loro anche tre amiche italiane, una coetanea, l’ex datrice di lavoro e una vicina, più saltuariamente altre conoscenti. La raggiungeranno anche il 25 dicembre, trascorreranno il pomeriggio di Natale con lei, il resto della giornata starà invece con le altre detenute, donne che come lei hanno ucciso le creature che hanno partorito, perché ormai la sua nuova famiglia sono loro.