Amministratori al servizio dei boss: ora la procura chiede il processo

La ’ndrangheta nel Lecchese e gli affari sporchi: rischiano in dieci di Federico Magni

Ilda Boccassini

Ilda Boccassini

Lecco, 2 settembre 2014 - I tentacoli della mafia calabrese si erano infilati fin nelle stanze del palazzo comunale di Lecco e la procura di Milano ora chiede il processo con rito immediato per le dieci persone arrestate in aprile nell’ambito dell’operazione Metastasi, operazione che aveva scosso la città e fatto emergere i legami fra ‘ndrangheta e istituzioni. C’è il presunto boss Mario Trovato, fratello del più celebre Franco Coco Trovato (finito in carcere nel 1992 con l’operazione Wall Street), e ci sono anche l’ex sindaco di Valmadrera, Mario Rusconi, e il consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo. L’inchiesta ruota attorno al tentativo del clan lecchese di mettere le mani sull’area del Lido di Parè, uno splendido complesso affacciato sul lago e sul golfo di Lecco, che ogni anno veniva dato alle fiamme. 

Secondo i magistrati il consigliere comunale era la «pedina» che curava gli interessi del clan attraverso i suoi contatti con esponenti politici e della pubblica amministrazione. Dalle intercettazioni emergono i tentativi di ottenere la concessione attraverso una società della cosca e, sempre secondo l’inchiesta, al sindaco di Valmadrera, arrestato per corruzione e turbativa d’asta, sarebbe arrivata una mazzetta da cinquemila euro. Un’inchiesta che aveva sfiorato anche il sindaco di Lecco, Virginio Brivio, il quale però non è mai finito fra gli indagati. Dalle intercettazioni emergeva come un interlocutore privilegiato del consigliere Palermo, con numerose conversazioni telefoniche e dialoghi via sms aventi come unico oggetto la questione «Paré», informasse, nel tentativo di «dargli una mano», l’amico sindaco di Valmadrera, una volta intuito il guaio nel quale questi si era infilato. Secondo gli investigatori, a 21 anni dall’arresto dello spietato boss Coco Trovato, non era poi cambiato molto nel legame fra affari mafiosi e istituzioni ai piedi del Resegone e il potere della malavita sul territorio è ancora lo stesso. Forse aveva solo cambiato volto. 

Non più personaggi spietati e legati in qualche modo a un «mondo antico», ma facce normali che si incrociano fra i corridoi dei palazzi comunali, nelle vie del centro, ai dibattiti pubblici e in posa davanti ai nastri tricolore delle inaugurazioni di importanti opere pubbliche. Le altre persone finite fra le pagine dell’operazione Metastasi sono Antonello Redaelli, Saverio Lilliu, Alessandro Nania, Antonino Romeo, Claudio Bongarzone, Massimo Nasatti e Claudio Crotta. Ora la parola passa al gip di Milano, Alfonsa Maria Ferraro, che dovrà decidere se accogliere o meno l’istanza della Procura.

federico.magni@ilgiorno.net