Merate, aumentano i morti in corsia l’ospedale avvia inchiesta interna

Un picco del 25% nei primi due mesi del 2015 fa scattare l’allarme di Daniele De Salvo

Pronto soccorso di Merate

Pronto soccorso di Merate

Merate (Lecco), 30 marzo 2015 - «Morti sospette» in corsia. Non per le circostanze in cui sono avvenute, ma per il numero. Al San Leopoldo Mandic di Merate nei primi due mesi del 2015 sono deceduti 70 pazienti, 35 a gennaio, altrettanti a febbraio, 13 in più dei 57 dello stesso periodo del 2014. Tanti, forse troppi, con un aumento della mortalità del 25%. E il trend di marzo pare lo stesso. Si tratta di cifre che hanno fatto scattare subito l’allarme e spinto i vertici sanitari ad avviare immediatamente un’inchiesta interna. I reparti più colpiti dall’insolita falcidia di degenti sono quelli di Medicina, ma picchi si sono registrati pure in Neurologia, Unità di cure coronariche e in Pronto soccorso. Il timore è che qualcosa nelle procedure e nei protocolli clinici non abbia funzionato o che i camici bianchi non bastino per garantire adeguata livelli di assistenza e di garanzia. Ad esempio nella struttura di emergenza, dove i cosiddetti codici neri sono quasi raddoppiati da 5 a 9, le attese si protraggono per ore, comprese quelle per gli anziani costretti ad aspettare il proprio turno anche per un’intera giornata. Ma il tam tam di radio-bisturi e i bisbiglii sommessi di corridoio parlano pure del rischio di una nuova infermiera killer.

Il triste precedente del resto non manca, basta spostarsi una ventina di chilometri più a nord, all’Alessandro Manzoni di Lecco, il nosocomio principale dell’Azienda ospedaliera provinciale a cui il presidio brianzolo fa capo, e andare a ritroso nel tempo sino al 2004, con l’arresto dell’allora 34enne Sonia Caleffi condannata per l’omicidio di cinque ricoverati con iniezioni d’aria. Si cominciò a dubitare di lei proprio per un’impennata di morti di cui vennero informati i magistrati della Procura della Repubblica lecchese. Il direttore della clinica meratese Gedeone Baraldo tuttavia smentisce categoricamente ipotesi di malasanità o addirittura peggio. I controlli sono in atto, è vero, ma come sempre avviene quando si riscontrano dati potenzialmente anomali o discordanti. «I numeri assoluti sono superiori rispetto al passato – spiega il responsabile di presidio -. Le percentuali però sono perfettamente in linea con quelle dei ricoveri effettuati. Tra la metà di dicembre e sino a un paio di settimane fa abbiamo ricoverato molte più persone dell’anno scorso. Abbiamo quindi rilevato certamente più morti, ma semplicemente perché i ricoveri sono stati maggiori, gli incrementi coincidono e sono sovrapponibili». E il killer, semmai se ne debba cercare uno, avrebbe già anche un nome, una sorta di epidemia di polmonite batterica che ha stroncato soprattutto i soggetti più deboli e in là con l’età.