"Dalle cerimonie alla politica. Così il clan Trovato aveva alzato il tiro"

La requisitoria del pm Albertini funzionale alla dimostrazione del reato di associazione mafiosa di ANDREA MORLEO

Il lido di Parè

Il lido di Parè

 Lecco, 3 febbraio 2016 - Dal traffico di droga e dalle estorsioni sino alle infiltrazioni nella vita politica: così la famiglia Coco Trovato ha compiuto quello che il sostituto Bruna Albertini ha definito in aula «un ulteriore salto di qualità nella storia dell’attività criminale della locale di Lecco». Nel giorno della requisitotoria ci si attendeva le conclusioni da parte del pm al processo Metastasi: non sono arrivate, complice un ampio excursus dalle dieci del mattino e non ancora concluso alle 17.30 quando - con giudici, avvocati, imputati e lo stesso pm ormai stanchissimi - il presidente del collegio Enrico Manzi si è visto costretto a concedere ulteriore spazio all’accusa nell’udienza del 9 febbraio prossimo.

Nelle otto ore il pm Albertini ha comunque offerto uno spaccato sulla storia della ’ndrangheta in Lombardia utilizzando le sentenze dei vari processi alle famiglie calabresi - da Wall Street a Insubria, passando per Oversize, Ulisse e Infinito - di cui lo stesso magistrato ha chiesto l’acquisizione. L’architrave del racconto è stata proprio l’operazione Wall Street e il successivo processo «con il quale, nel 1993, si accerta la presenza della locale di ’ndrangheta di Lecco retta da Franco Coco Trovato che già operava almeno sin dal 1987 vicina al clan di Pepè Flachi e Antonio Schettini». L’intento del magistrato antimafia in aula è chiaro: dimosttrare che le cose da allora non sono cambiate e nonostante il boss dei boss Franco Trovato sia finito all’ergastolo, la locale di Lecco «ha continuato a perseguire il suo progetto criminoso, le cui strategie una volta erano decise alle pizzerie “Il portico“ e nella stessa “Wall Street“ mentre in quest’inchiesta hanno visto la pizzeria 046 come quartier generale».

Nulla è cambiato nemmeno «tra gli affiliati che agiscono convinti di far parte di un’organizzazione». Quella di Lecco è una delle venti locali di ’ndrangheta regionali «come ha stabilito la sentenza Infinito - ricorda il pm - nella quale si è scoperta anche l’esistenza di una camera di controllo, denominata “Lombardia“ che gestisce gli attriti tra le locali e i rapporti con la casa madre calabrese». Così l’inchiesta Metastasi non è altro che «un ulteriore passo in avanti nella storia della ’ndrangheta in Lombradia». Un ampio preambolo per dimostrare il teorema su cui si basa il processo Metastasi: l’associazione mafiosa.

«Cosa distingue l’associazione mafiosa», si chiede appunto il pm Albertini. «Sono i riti e i cerimoniali di affiliazione, l’omertà e il metodo intimidatorio strumentale alla commissione di reati». C’è tutto questo in Metastasi perché «Mario Trovato è il capo a cui tutti devono rispetto: lo dice soprattutto Ernesto Palermo, l’ex consigliere comunale, che è anche lo strumento con cui lo stesso clan si infiltra tra i colletti bianchi». Martedì prossimo le conclusioni, il 1° marzo la sentenza.