Lecco, tangentopoli in città: l'accusatore sul lastrico

Rota in aula: «Sono finito sul lastrico». Come Magni in Mani Pulite

Palazzo Bovara, sede del municipio

Palazzo Bovara, sede del municipio

 Lecco, 9 ottobre 2015 - Mani Pulite in salsa manzoniana a distanza di vent’anni. Non è un’esagerazione, è tutto vero ma serve appunto riavvolgere la storia della cronaca giudiziaria tricolore sino alla vigilia del terzo anniversario della «madre di tutte le inchieste». È il febbraio 1995 e l’azienda di Luca Magni, sede a Monza, viene dichiarata fallita. Tre anni prima l’imprenditore brianzolo «incastra» Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio.

Finge di stare al gioco di Tangentopoli e gli consegna in ufficio una mazzetta da 7 milioni, la metà della somma richiesta perchè la sua impresa di pulizie possa lavorare al Pio Albergo, dopo aver ottenuto regolare appalto. Quella bustarella aprirà la strada agli uomini dell’allora sostituto Antonio Di Pietro e all’inchiesta Mani Pulite, che diede l’ultima picconata alla Prima Repubblica. Passano soli tre anni e Magni deve abbassare la saracinesca dell’azienda e lasciare a casa i 33 dipendenti. Vent’anni dopo Marco Rota viaggia pure lui in cattive, anzi pessime. «La mia azienda è ferma, non l’ho chiusa ma solo perchè non ho il coraggio: i dipendenti comunque li ho dovuti lasciare a casa e mi sono fatto assumere in un’altra ditta - spiega l’imprenditore in aula -. Il fallimento dell’operazione di quei box è stato un disastro sotto tutti i punti di vista: i fornitori chiedono giustamente di essere pagati e gli stessi acquirenti dei box mai finiti le loro caparre». «Anche la mia vita è stata distrutta: per le difficoltà economiche mia moglie ha deciso di separarsi». E non è un caso che abbia deciso di costituirsi parte civile nel procedimento.

Come Magni anche Rota ha finto di stare al gioco per consentire alle forze dell’ordine di far scattare la trappola ma il lieto fine ancora manca. Come nel caso di Mani Pulite dove «l’eroe» esce sconfitto e una nazione si trova ancora oggi, a distanza di vent’anni, alla ricerca di una redenzione mai arrivata.