Ragazzo ucciso in Inghilterra: un anno senza Joele Leotta

Partito per l’Inghilterra per imparare la lingua fu ucciso 6 giorni dopo. Il ricordo dell'amico: "Partivamo con l’unico desiderio di crearci un futuro, visto che non potevamo farlo in Italia, perchè non ci veniva data una possibilità concreta" di Daniele De Salvo

Joele Leotta

Joele Leotta

Nibionno (Lecco), 21 ottobre 2014 - Era partito per l’Inghilterra con un unico desiderio, quello di una possibilità di un sogno precluso in Italia. Sapeva che lasciare i genitori e il fratellino non sarebbe stato semplice e nemmeno abbandonare gli amici. Eppure era «tutto perfetto». Lo aveva annuncio lui, poche ore prima della tragedia. Forse era addirittura tutto anche troppo perfetto per essere vero... Dodici mesi fa, la sera di domenica 20 ottobre 2013, Joele Leotta, vent’anni compiuti il 9 marzo precedente, è stato ammazzato di botte a Maidstone, nel Kent, il «giardino di Londra», che per lui si è invece rivelato solo una foresta stregata, come quella delle fiabe, ma senza lieto fine.

Era arrivato nella capitale della contea da nemmeno una settimana, appena da sei giorni, per lavorare come lavapiatti in un ristorante gestito da imprenditori campani e insieme imparare la lingua, con le stesse speranze e il medesimo entusiasmo di tanti coetanei che cercavo un’opportunità all’estero. Con lui c’era anche il compagno di sempre Alex Galbiati di Rogeno, poco più giovane, almeno lui scampato alla mattanza e alla folle aggressione da parte di tre lituani che hanno sorpreso e assalito i due ragazzi brianzoli nella loro stanza, senza un motivo, senza un perché apparente, se non per un assurdo equivoco, un presunto scambio di persone che comunque non basterebbe a giustificare «la violenza e la ferocia insensate» che a luglio ha convinto i giudici britannici a condannarli all’ergastolo senza facoltà di appello.

«Un anno fa pubblicavamo proprio questa foto, euforici e agitati come non mai», ricorda dalla pagina del proprio profilo Facebook il superstite. Accanto al messaggio la foto scattata all’aeroporto di Linate qualche minuto prima della partenza, con il tabellone del volo con la compagnia Easyjet U2 5264 da Linate per Gatwick.  «Ci davamo forza l’un l’altro, perchè sapevamo che non sarebbe stato facile, soprattutto per noi, che lasciavamo le nostre splendide famiglie e gli amici migliori che ci siano. Partivamo con l’unico desiderio di crearci un futuro, visto che non potevamo farlo in Italia, perchè non ci veniva data una possibilità concreta. In Inghilterra qualcuno invece ci dava questa possibilità, con delle garanzie, senza neanche averci visto o conosciuti. Roba da fantascienza qui in Italia. Era tutto perfetto, anche troppo. E adesso, trascorso un anno, non posso far altro che andare avanti, con un vuoto che niente e nessuno potrà mai colmare, e con un sorriso stampato sulla faccia che nessuno riuscirà mai a togliermi. Still believe. Ciao fratello».