Giovedì 25 Aprile 2024

I cento anni di don Piero, il prete partigiano che sfidò le Ss

Fu al fianco dei partigiani della 55esima Brigata Rosselli, Salvò Como dal bombardamento e dopo la Guerra fece costruire la strada che collega il piccolo comune di Morterone con il resto del mondo

Don Piero Arrigoni, nato il 18 dicembre del 1914 a Vedeseta

Don Piero Arrigoni, nato il 18 dicembre del 1914 a Vedeseta

Morterone 18 dicembre 2014 - Da vero protagonista della lotta di resistenza sfidò i nazisti alle falde del Resegone, implorò e ottenne dagli Alleati di risparmiare Como da un devastante bombardamento e al termine delle Guerra si impegnò in prima persona per ricostruire la strada di 16 chilometri che collega il piccolo Comune di Morterone con il resto del mondo. Sono tante vite in una quelle di don Piero Arrigoni, «commendatore al merito della Repubblica italiana», prete partigiano e leggenda vivente, che il 18 dicembre, nella sua casa vicino alla chiesa di Caglio sui monti del Triangolo Lariano, festeggia un secolo di vita. Cento anni sono tanti, soprattutto se vissuti sempre “in prima linea” come ha fatto don Piero, ma gli occhi azzurri e il suo sguardo sono ancora quelli di un uomo pieno di entusiasmo. Domenica mattina il sindaco Vittorio Molteni e la giunta di Caglio lo festeggeranno nella sala civica. Sarà presente la Pro Loco, la corale di Caglio, le associazioni dei militari in congedo e altre autorità.

La vita di don Piero è indissolubilmente legata alle drammatiche vicende che si svolsero fra le montagne lecchesi durante e dopo la guerra. Nacque il 18 dicembre del 1914 a Vedeseta, l’ultimo paese della Val Taleggio, posto proprio di fronte a Morterone. Dopo aver preso i voti diventò parroco in Brianza e fu spedito presto a Morterone, un luogo allora come oggi così fuori mano dal quale in molti si tenevano alla larga. Arrivò la Guerra. Partigiani e tedeschi su quelle montagne combattevano ferocemente. La 55esima Brigata Rosselli da una parte e le Ss dall’altra, in mezzo il coraggio di don Piero.

Nel dicembre del ‘44 alla Cascina Pianca, Franco Carrara, un giovane partigiano della “Rosselli” cadde sotto i colpi delle Ss. Don Piero insieme ad alcuni partigiani recuperò il cadavere e lo nascose sotto un cumulo di neve. Troppo pericoloso celebrare il funerale. Don Piero allora aspettò che qualcuno del paese morisse per celebrare un doppio funerale e seppellire due salme in una sola tomba. Solo verso la fine della guerra le spoglie del partigiano furono restituite al padre.

In seguito fu mandato in incognito dagli agenti americani a controllare la conformazione geografica di Como per raccogliere informazioni necessarie a un bombardamento. Don Piero implorò i comandi alleati di risparmiare la città: «Sarebbe stato un massacro». Alla fine della guerra fu protagonista della ricostruzione della strada che sale a Morterone. «Sarà più facile che il Resegone perda uno dei suoi denti che neanche si faccia la strada Ballabio-Morterone », scrisse il suo predecessore don Achille Strada. Una sfida per don Piero che, già conosciuto per le sue imprese durante la guerra, fu ascoltato della autorità provinciali. La strada fu completata.