Garbagnate, sequestrata fabbrica-dormitorio: denunciati tre padroni cinesi

Sono marito, moglie e un altro familiare: gestivano un laboratorio tessile con 18 dipendenti che dormivano vicino ai macchinari. Nello stabile c'erano anche i bambini. Due gli irregolari di Daniele De Salvo

L'interno della fabbrica-dormitorio scoperta a Garbagnate Monastero

L'interno della fabbrica-dormitorio scoperta a Garbagnate Monastero

Garbagnate Monastero, 19 settembre 2014 – Lì dentro ci lavorano in diciotto, notte e giorno, senza sosta, ma ci mangiavano, dormivano, vivevano anche e con loro pure i figli piccoli. A scoprire la fabbrica-dormitorio, un laboratorio di moda, sono stati gli agenti della Mobile di Lecco alle porte di Garbagnate Monastero. I tre proprietari dell'attività, marito, moglie e un altro familiare tutti cinesi di 44, 42 e 35 anni, sono stati denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e altri reati. Due dei manovali sorpresi all'opera, loro connazionali come tutti i dipendenti sfruttati e segregati nella sorta di lager, oltre a non avere nemmeno un contratto di lavoro non possiedono nemmeno il permesso di soggiorno.

Gli operatori del 113, insieme ai funzionari dell'Asl e dell'Ispettorato provinciale del lavoro hanno compiuto una prima retata a inizio mese, già sospettavano che nella rimessa di una anonima palazzina succedeva qualcosa di poco chiaro, ma non si immaginavano che la situazione fosse tanto grave come invece hanno constatato. Tra macchine da cucire, scampoli di stoffa, scaffali pericolanti, hanno scovato brande di fortuna e una cucina lurida, ma anche cavi della corrente esposti e prese sovraccariche, con il pericolo che si sprigionasse un incendio da un momento all'altro. Fortunatamente almeno i bambini dei dipendenti o presunti tali non dormivano nell'atelier ma al piano superiore.

Questa mattina, venerdì, gli investigatori sono nuovamente tornati sul posto, ma con in mano un decreto di sequestro preventivo dell'immobile e di quanto esso contiene firmato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecco. Il timore era che, in attesa dei dovuti accertamenti e di tutte le verifiche del caso, gli asiatici continuassero a confezionare abiti. Non è la prima volta che in Brianza, che prima della crisi era sede di importanti distretti tessili, i poliziotti scoprono laboratori semiclandestini, dove spesso vengono assemblati prodotti poi spacciati per sartoria made in Italy.