Droga, soldi e armi. Sgominata banda albanese alleata con la 'ndrangheta

Maxi operazione della Guardia di Finanza al termine di una lunga indagine coordinata dai magistrati della procura di Monza

Guardia di Finanza

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Lecco, 13 ottobre 2015 – Montagne di droga, soldi e armi. Oltre 150 militari delle Fiamme gialle in queste ore stanno compiendo una serie di retate in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna per arrestare i componenti di una organizzazione di narcotrafficanti legati sia alla 'ndragheta, sia alla mafia albanese, sia ai cartelli dei narcos sudamericani. La serie di blitz sono scattati al termine di una lunga indagine coordinata dai magistrati della procura di Monza e compiuta dai finanzieri di Lecco che hanno annientato un potente gruppo che da anni importava cocaina proveniente da oltre oceano direttamente dalla Spagna e dall'Olanda.

Gli accertamenti sono stati effettuati anche con l'utilizzo delle più sofisticate apparecchiature. Gli investigatori hanno identificato e rintracciato i vertici del gruppo criminale e recuperato armi, alcune delle quali anche da guerra piuttosto che dotate di silenziatori, denaro e carichi di polvere bianca. Al momento sono già stati recuperati 94 chilogrammi di polvere bianca, quasi un quintale, dal valore immenso. La droga era nascosta nelle abitazioni e dei garage dei componenti della banda e in doppi fondi delle auto utilizzate per il trasporto. In un caso la droga era stata occultata all’interno del telaio di una vettura, divenendone parte integrante. Per estrarla è stato necessario tagliare in diversi punti lo chassis. Il sodalizio, composto in prevalenza da albanesi, operava a stretto contatto con figure legate a potenti cosche della ‘ndragheta. Il legame veniva mantenuto saldo anche grazie a matrimoni di interesse organizzati tra appartenenti ai diversi gruppi. Oltre allo stupefacente, gli operatori della Finanza hanno sottoposto a sequestro appunto armi, autovetture e contanti per un valore di oltre 200 mila euro. Sono stati sequestrati pure beni mobili, immobili e sei attività commerciali operanti nel settore della ristorazione riconducibili agli indagati. Le attività investigative sono state condotte anche con l’ausilio della Dcsa, la Direzione centrale servizi antidroga di Roma.