"Mi hai detto a dopo, ora non so dove sei". L’amico ricorda il compagno precipitato

La tragedia dell'ultraleggero caduto: Gabriele era con Nicola Beretta prima del decollo

I rottami dell’ultraleggero precipitato

I rottami dell’ultraleggero precipitato

Lecco, 16 aprile 2017 - ​«Non rimpiango nemmeno un momento con te, mi hai sempre fatto uscire dai tunnel bui che la vita ti riserva, era tutto perfetto, ero appena sceso da quell’aeroplano, tu stavi bene, si vedeva, e poi un pugno, il nostro saluto e quell’“a dopo”. Ora non so dove tu sei, non so se mi stai guardando o ascoltando, ma ti posso promettere una cosa, quello che era il nostro sogno, ora è solo il mio sogno ma con la consapevolezza che parte di questo mio sogno è tuo, ciao amico mio».

E il loro sogno era quello di essere ammessi all’Accademia dell’Aeronautica militare italiana di Pozzuoli, diventare piloti professionisti e sedersi ai comandi non di un ultraleggero o di un aero da diporto, ma di moderni e potenti aviogetti. Nicola Beretta, 17 anni di Osnago, aveva tutte le carte in regola per realizzare quel sogno: a scuola andava bene, si stava preparando a superare brillantemente la maturità all’Istituto tecnico aeronautico Alessandro Volta di Lecco, aveva già in tasca il brevetto da pilota da diporto, fisicamente era un atleta. Quel sogno però, nonostante paresse un predestinato per il volo, non lo potrà mai realizzare. Venerdì pomeriggio, subito dopo il decollo dall’aviosuperficie di JFK di Dovera in provincia di Cremona, un nome importante nonostante si tratti di un piccolo campo di volo con la pista in erba, si è schiantato al suolo senza possibilità di scampo. Quel sogno al suo posto cercherà di realizzarlo il coetaneo Gabriele Lovati di Lecco, suo compagno di classe e soprattutto suo amico inseparabile. Insieme hanno conseguito il primo brevetto, insieme avrebbero voluto frequentare l’Accademia aeronautica ed erano insieme anche l’altro ieri quando si è consumata la tragedia.

Si sono salutati con il pugno dell’uno sull’altro, si sono scambiati un «a dopo», poi Nicola è decollato insieme all’istruttore sul minuscolo Tecnam P93 biposto monomotore, simile ad un Cessna. E proprio quel monomotore potrebbe averlo tradito, smettendo di funzionare all’improvviso, con il fumo che poi ha invaso la cabina e sprigionato una scia nera, nera come la morte. Gabriele da terra non ha potuto altro che guardare impotente quel puntino bianco avvitarsi un paio di volte, puntare in basso, sempre più in basso, sino a piombare al suolo come un sasso ed esplodere in una palla di fuoco. Nicola non c’era più, Gabriele lo ha subito compreso, dove sia andato e dove stia ora non lo sa, ma il suo amico Nicola non c’è più. Rimane però il loro sogno, quello di diventare piloti dell’Aeronautica militare, che ora è rimasto solo il sogno di Gabriele.