Lecco, nuovi limiti e polemiche sulla 36: mamma coraggio chiede giustizia

Nadia Ciappesoni si era vista rifiutare un risarcimento dall'Anas dopo la morte del figlio Diego, ma adesso che i parametri della Superstrada sono cambiati il caso si potrebbe riaprire

La signora Ciappesoni con una foto del figlio Diego nel luogo dell'incidente

La signora Ciappesoni con una foto del figlio Diego nel luogo dell'incidente

Lecco, 16 settembre 2016 - È bastata una giornata di pioggia intensa per creare qualche allagamento sulla Superstrada 36 e far tornare di stretta attualità la questione sicurezza su una delle più importanti arterie viabilistiche dell’intera Regione Lombardia. Le condizioni di precarietà della Superstrada 36 sono da tempo note ed evidenti alle migliaia di automobilisti che ogni giorno percorrono la Statale ma dopo l’abbassametno dei limiti di velocità dai cento chilometri orari agli attuali 90, con lunghi tratti a 70 e altre parti a 60, la rabbia e il dibattito cresce ogni giorno.

L’elenco delle cose che non vanno è lungo si passa dai cartelli stradali in parte coperti dalla vegetazione alle piazzole di sosta dove si accumulano rifiuti, il tutto condito da parti di guard rail danneggiate e non riparate, buche disseminate lungo tutta l’arteria e segnaletica orizzontale carente. Ma la cosa più grave, a dimostrazione di una scarsa attenzione alla manutenzione, sono i cartelli, appoggiati a terra e arrugginiti dal tempo, che avvertono della possibilità di allagamenti e impongono il limite di 60 all’ora. Situazione che da almeno quattro anni permane sulla strada e a cui l’unica soluzione posta in essere da Anas sono stati i quattro cartelli sul ciglio della strada che non eliminano il pericolo ma certamente sollevano Anas da responsabilità.

Ora però l’abbassamento dei limiti e le ragioni enunciate da Anas hanno messo in moto le proteste e anche l’ipotesi di class action messa sul tavolo dall’ex assessore provinciale Franco De Poi si stra strutturando. Alla base dell’azione legale c’è la presunta pericolosità della morfologia della strada che Anas limita con i 90 all’ora, ma negli anni precedenti i limiti erano più alti, quindi Anas avrebbe permesso di andare a una velocità pericolosa ponendo cartelli sbagliati. Anche Nadia Ciappesoni, mamma coraggio di Diego Girotti, che ha combattuto una dura battaglia con Anas affinchè mettesse il guard rail nel punto in cui suo figlio era precipitato da un viadotto, parla della situazione.

«Appoggio pienamente l’iniziativa di De Poi - afferma la colichese - se Anas oggi ritiene che i limiti messi in passato fossero troppo alti deve assumersi le responsabilità civili e penali di quello che è stato fatto. Nel caso di Diego i legali di Anas hanno sollevato in modo marginale la questione velocità visto che le perizie hanno stabilito che procedeva tra i 90 a i 110 all’ora, quindi nei limiti di all’ora. Ma se adesso mi vengono a dire che quei limiti erano troppo elevati allora tutto cambia e, oltre alla mancanza del guard rail, anche la velocità potrebbe avere avuto un ruolo nella morte di mio figlio. Se Anas aveva messo dei limiti troppo alti allora ne deve rispondere».