Smog e aria al veleno sulla Brianza: è allarme rosso

A Merate le Pm10 da gennaio hanno superato la soglia di guardia dei 50 microgrammi per metro cubo già 61 volte

Inquinamento sulle strade

Inquinamento sulle strade

Merate, 22 ottobre 2017 - Aria velenosa e letale. A Merate le concentrazioni di polvere sottili da gennaio hanno superato la soglia di guardia dei 50 microgrammi per metro cubo già per 61 volte, sebbene in base alla normativa europea non potrebbe succedere per più 35 volte nell’arco di un intero anno. La media delle rilevazioni dall’inizio del 2017 è invece pari a 36 µg/m³, al di sotto dei 40 microgrammi massimo stabiliti dalla legislazione comunitaria, mentre la media del particolato ancora più fine, il Pm 2,5, al momento è invece di 23,5 microgrammi a fronte di una media massima annua di 25 µg.

I dati purtroppo paiono destinati ad alzarsi con la stagione invernale alle porte e i riscaldamenti accesi. La striscia nera continua ininterrottamente dall’11 ottobre e l’altro ieri le Pm10 sono schizzate a quota 126 µg. Nemmeno a Milano la situazione è così pessima. Peggio succede solo a Pavia e Cremona, nella Bassa, dove, per ragioni geografiche e climatiche, si concentra lo smog. «Mai come in questo momento i ritardi accumulati negli anni rispetto alla pianificazione delle aree urbane, nel potenziamento del trasporto pubblico e nella messa al bando dei motori più inquinanti come i diesel, stanno pesando sulla buona qualità dell’aria. - commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - Servono interventi strutturali che vadano oltre la situazione contingente».

Il fenomeno, nonostante si intravvedano segnali di miglioramento complessivo rispetto al passato, in Brianza e nel Lecchese, un tempo sinonimo di verde e aria pura, sta diventano una vera e propria emergenza sanitaria. Secondo i ricercatori del progetto Viiasm, acronimo di Valutazione integrata dell’impatto dell’inquinamento atmosferico sull’ambiente e sulla salute, nel 2005 in provincia di Lecco sono morte morte 56 persone ogni cento mila abitanti per diretta conseguenza dell’inquinamento da Pm 2,5, più altre 23, sempre ogni 100mila abitanti, per il biossido di azoto e 6 per l’ozono: 85 decessi ogni cento mila abitanti, pari a circa 260 morti su un totale di 2.831decessi complessivi, sono stati cioè provocati dalle emissioni nocive di veicoli, caldaie e impianti industriali.

Nel 2010 il numero è sceso rispettivamente a 53, 17, e 5, per un totale di 75 vittime ogni 100mila abitanti, pari a circa 230 morti sui 3.028 totali. Si prevede che nel 2020 i decessi da smog saranno invece 45 ogni cento mila abitanti, cioè indicativamente 140. I numeri stanno dunque calando, ma nell’insieme e moltiplicati per tutti gli anni intermedi rimangono da bollettino di guerra e coinvolgono centinaia di persone. Eppure, se si rispettassero i parametri e si riducessero le sostanze tossiche, sempre nel 2020 i morti da inquinamento potrebbero scendere a 26 ogni 100mila abitanti, pari a un’ottantina, significa una sessantina o il 40% di decessi in meno.