Sempre più scalatori come pipistrelli, in parete anche di notte dopo il lavoro

Febbre da climber: in arrampicata per allenamento avvolti dal buio

LUCI E OMBRE  A sinistra Matteo Mapelli sul blocco  “Super Otti” 7b+, a Chironico nella foto  di Nicolò Potto, sopra una cordata in notturna sul Medale sullo sfondo di Lecco

LUCI E OMBRE A sinistra Matteo Mapelli sul blocco “Super Otti” 7b+, a Chironico nella foto di Nicolò Potto, sopra una cordata in notturna sul Medale sullo sfondo di Lecco

Lecco, 18 novembre 2017 - Occhio fisso all’orologio e quando scatta la fine del turno di lavoro si sale in macchina, si corre “in valle” e infilate le scarpette finalmente si comincia a scalare illuminati solo dalla luce delle torce frontali o dai faretti. Quando la voglia di arrampicare batte anche la stanchezza della giornata lavorativa ecco che si materializzano i “climber della notte”, che come pipistrelli si addentrano nelle valli a caccia di sassi, falesie o pareti da salire. 

Capita sempre più di frequente anche a Lecco, sulla parete del Medale che sovrasta la città, ma anche in Valsassina e in Grignetta, che l’occhio colga alcune lucine che si muovono lentamente verso l’alto. C’è anche chi, fra i cittadini sempre vigili, immancabilmente allerta i soccorsi temendo che qualcuno lassù si trovi in difficoltà. In realtà la maggior parte delle volte si tratta di cordate che si stanno godendo le luci della città da una posizione privilegiata mentre affrontano le difficoltà di una delle tante vie che solcano la grande muraglia di calcare.  «Per chi è appassionato di boulder (arrampicata sui sassi) si tratta anche di una questione di grip (di aderenza sulla roccia) - commenta Christian Bubani, climber  erbese -. In primavera e in autunno molti tendono a scalare di sera, ad esempio a Cresciano e Chironico in Svizzera, perché fa più fresco ed è meno umido. 

In realtà a Cresciano, in Canton Ticino, c’è chi scala di sera anche per questioni di lavoro. Vi è anche un gruppo di frontalieri italiani che al rientro, prima di fare ritorno a casa, si ferma per scalare sui sassi. È l’ideale perché si tratta di un bosco spoglio, non c’è umido e le condizioni sono perfette. In Val di Mello invece la situazione è abbastanza differente e la notte spesso è umido». Nonostante ciò anche nella celebre valle, tempio del boulder, non mancano gli scalatori della notte. Un fenomeno che si è amplificato con il moltiplicarsi degli appassionati.

Diverso il discorso  per chi veste l’imbrago e sale più in alto. Visto che ormai nel fine settimane su falesie e pareti più accessibili si rischia di stare in coda, in molti decidono di immergersi nel buio della notte avvolti dal silenzio e dai rumori della città in lontananza, senza dover per forza aggrovigliarsi in manovre contorte fra una sosta e l’altra. «Per avere delle performance migliori sempre più scalatori decidono di andare ad arrampicare e allenarsi anche di notte poiché di giorno lavorano. Sarebbe meglio il contrario - commenta Fabio Lenti, guida alpina e storico soccorritore della XIX Delegazione lariana del Soccorso alpino -. In luoghi come l’Antimedale, anch’essa sopra Lecco, è all’ordine del giorno. Le nuove luci frontali hanno fatto la differenza e adesso è possibile capire molto meglio l’ambiente in cui ci si muove grazie a una buona illuminazione. In realtà noi sconsigliamo di andare di notte ad arrampicare. Ovviamente in falesia e sui sassi non c’è problema. Ma in parete, sulle vie lunghe, se succede qualche imprevisto diventata tutto più problematico. In caso di incidente e di soccorso l’elicottero non può intervenire e i tempi si allungano decisamente».