Ragazzino investito e ucciso dal treno: "Io, troppo sensibile vivo d’immaginazione"

Scriveva così il quindicenne di Mandello del Lario, investito da un convoglio mentre attraversava i binari

RICORDO STRAZIANTE Il testo scritto a fine novembre da Yuriy Verzhbyts’kyy (nel tondo) urtato da un convoglio

RICORDO STRAZIANTE Il testo scritto a fine novembre da Yuriy Verzhbyts’kyy (nel tondo) urtato da un convoglio

Mandello del Lario, 20 dicembre 2017 -  «La mia immaginazione esagerata, che uso quando sento una bella canzone è ciò che praticamente mi tiene in vita». Scriveva così Yuriy Verzhbyts’kyy, il quindicenne di Mandello del Lario morto domenica sera, dopo tre giorni di agonia, per essere finito sotto un treno. Lo aveva scritto nell’ultimo tema intitolato “Non posso vivere senza...”, scritto a scuola il 22 novembre. Ma quella “immaginazione esagerata” che lo teneva in vita probabilmente gli è stata fatale. Mentre attraversava i binari alla stazione, senza accorgersi del sopraggiungere del treno, aveva infatti le cuffiette infilate nelle orecchie, con la musica del suo smartphone a tutto volume, chiuso nel suo «mondo immaginario», sempre come aveva scritto nel tema in classe.

Ad affidare le parole del ragazzo agli amici e a quanti hanno appreso della sua tragedia sono stati i genitori, che hanno deciso di divulgarle e pubblicarle. Dal testo emerge che l’adolescente aveva tra le cose più care sei quaderni, una sorta di diario, su cui appuntava disegni, racconti, pensieri, riflessioni e i testi delle canzoni che più gli piacevano per non dimenticarle e impararle a memoria. Ma dallo scritto traspaiono anche il disagio e la sofferenza tipica dell’età, la difficoltà a fare i conti con una sensibilità molto spiccata e insieme il desiderio di esprimersi e conoscere: «Mi rinchiudo nel mio mondio immaginario quando sono triste o depresso. Ogni volta che mi deprimo cerco sempre di pensare al meglio oppure di immaginarmi ciò che potrebbe succedere se facessi quella determinata azione».

E ancora, il legame profondo con i suoi cari. «Ciò a cui tengo di più è la mia famiglia, davvero. Non saprei più a cosa pensare se dovessi non rivedere più i miei genitori, credo che l’attuale generazione ha dimenticato o trascurato quanto si sforzano i nostri genitori per fornirci ciò di cui abbiamo bisogno, perché molti nel mondo vengono abbandonati o muore loro la madre al momento del parto...». Le parole del 15enne riecheggeranno anche domani nella chiesa del Sacro Cuore, dove nel pomeriggio alle 14.30 verrà celebrato il funerale. Il rito di commiato verrà presieduto da sacerdoti cattolici e da padri ortodossi, perché Yuriy era originario dell’Ucraina e di fede appunto ortodossa.