Premana, la tragedia del Cessna resta un mistero

Il giudice si oppone all’archiviazione e dispone nuovi accertamenti sui rottami dell'idrovolante

I rottami del Cessna 172

I rottami del Cessna 172

Lecco, 21 ottobre 2016 - Troppe domande  senza ancora una risposta. Sono passati più di due anni da quella tragedia ma in tutto questo tempo le indagini non sono riuscite a chiarire le cause che hanno portato il Cessna 172, decollato la mattina del 9 giugno 2014 dall’Aero club di Como, a schiantarsi nei boschi sopra Premana con tre persone a bordo: il pilota Pietro Brenna, 33 anni di Como, e i due passeggeri, Franco Gianola, 72 anni e la moglie Adele Croci, 68 anni di Abbadia Lariana. Il giudice Paolo Salvatore si è opposto alla richiesta di archiviazione presentata in udienza preliminare dal sostituto procuratore Cinzia Citterio che al contrario era giunta a propendere per l’errore umano e di coseguenza, essendo venuto a mancare il «reo», si era espressa per l’archiviazione del caso.

Il mistero  rimane e con la decisione del giudice tutto torna in discussione, con qualche novità. A cominciare dall’iscrizione nel registro degli indagati (un atto dovuto, si dice in Procura) di un nuovo soggetto, Giorgio Porta, presidente dell’Aero club di Como da cui il Cessna 172 era decollato con a bordo i coniugi Gianola, al quale uno dei tre figli aveva regalato un volo sopra Premana e le sue montagne come regalo per la pensione. Perché del «paese dei coltelli» Franco Gianola era originario, lì c’erano i suoi affetti e lì la sua famiglia aveva da sempre una casa delle vacanze dove insieme alla moglie trascorreva le estati con i tantissimi nipoti. Ora si torna a compiere nuovi accertamenti tecnici sui rottami del Cessna 172, per cercare di capire ad esempio se quel modello fosse il più indicato per compiere un volo in quella zona. La valle dei Forni dove l’idrovolante si è schiantato è stretta e angusta e quel giorno l’unico testimone della tragedia ha sempre dichiarato di aver visto un’ala del velivolo toccare la punta di un albero prima dello schianto.

Si deve capire anche se siano stati in qualche modo violati regolamenti di volo e in questo senso va letta l’iscrizione nel registro degli indagati del presidente dell’Aero club di Como. A infittire il giallo la denuncia presentata alla Procura di Brescia da Maria Zaffarano, la madre di Pietro Brenna, nella quale la donna parla di parti del motore modificate prima di procedere all’esame del consulente tecnico. É un’indagine che corre in parallelo, nell’ambito del procedimento civile, nella quale i familiari di Brenna hanno incaricato un consulente tecnico di esaminare il motore e altre parti del velivolo, alla ricerca di eventuali anomalie. In gioco ci sono ovviamente profili di colpa eventuali per i costruttori dei motori e gli stessi tecnici di volo. Oltre ai risarcimenti, ovviamente.