Terrorismo, niente espulsione per la moglie del pugile jihadista

Milano, l’Appello: resta in Italia Salma Bencharki, la moglie di Abderrahim Moutaharrik: "Era sottomessa come vuole l’Islam e non si spezza un nucleo familiare"

Il fighter arrestato

Il fighter arrestato

Primaluna (Lecco), 21 febbraio 2018  -  Salma Bencharki, nel suo percorso di radicalizzazione, ha subito «l’influenza negativa» del marito Abderrahim Moutaharrik, il campione di kickboxing di origine marocchina arrestato assieme a lei nel 2016 con l’accusa di terrorismo internazionale. Nell’iter che l’ha portata verso la «piena adesione» all’ideologia dell’Isis ha avuto una parte anche «il ruolo subalterno della donna tipico della cultura islamica, che si desume dall’aver accettato di condividere e supportare anche il progetto di trasferirsi con i figli in Siria, nonostante questo implicasse che il marito si sarebbe sentito libero di raggiungere il martirio».

Anche sulla base di queste considerazioni la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha concesso alla donna, all’epoca 25enne, le attenuanti generiche, riducendo la pena da 5 anni a 3 anni e 4 mesi di reclusione. Ha revocato inoltre, per lei, la sospensione della potestà genitoriale sui figli, ora affidati ai nonni, e la misura dell’espulsione dall’Italia una volta scontata la pena. 

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