Bimbo disabile lasciato a casa, il sindaco di Missaglia: "Avevamo raggiunto un accordo"

La versione del Comune, condannato per "condotte discriminatorie"

Un bimbo in carrozzina (Cardini)

Un bimbo in carrozzina (Cardini)

Missaglia (Lecco), 19 maggio 2017 - Dice di non voler rilasciare dichiarazioni il sindaco di Missaglia Bruno Crippa sulla condanna al Comune che rappresenta per «condotte discriminatorie» perché ad un bambino diversamente abile di 9 anni è stato impedito di partecipare al centro estivo comunale. Ma poi aggiunge: «Non è vero che abbiamo perso la causa, non è così – sostiene -. Abbiamo raggiunto un accordo, abbiamo affrontato un percorso lunghissimo». In realtà la sentenza emessa dal giudice Federica Trovò della prima sezione civile del Tribunale di Lecco il mese scorso, più precisamente sabato 8 aprile 2017, è un vero e proprio verdetto vero di «condanna», con cui si impone all’amministrazione municipale di «corrispondere alla parte ricorrente l’importo di mille euro a titolo del risarcimento del danni, oltre agli interessi legali» e di «rifondere ai ricorrenti le spese di lite, liquidate in 500 euro per compensi professionali, 118,50 euro per spese anticipate, oltre al rimborso delle spese forfettarie pari al 15% dei compensi professionali».

«Durante il processo effettivamente ci è stato proposto un accordo di risarcimento di 5mila euro per chiudere la vertenza – confermano mamma Romina e papà Martino Polone, entrambi 42enni -. Noi però li abbiamo rifiutati e abbiamo deciso di proseguire, perché non ci interessano i soldi, ma solo che a nostro figlio, affetto da una sindrome rara, venga garantito il diritto di frequentare il centro estivo e di stare insieme agli altri bambini, assistito da un educatore che deve essere pagato dall’amministrazione comunale. E vogliamo anche che lo stesso diritto sia garantito a tutti i bambini in difficoltà». Per questo, se nel 2015 i genitori avevano accettato di far frequentare al figlio il centro estivo solo per sei ore settimanali, cioè due mezze giornate, nel 2016, si sono opposti ad altre soluzioni alternative. Nonostante la sentenza di condanna il giudice ha comunque riconosciuto che il Comune «ha dimostrato di operare nel senso di una maggiore sensibilizzazione verso i problemi delle persone con disabilità».