Missaglia, bimbo disabile escluso dal centro estivo: Comune condannato

Discriminazione. La famiglia: "È stato umiliante, pareva quasi che noi stessimo chiedendo l’elemosina e abbiamo lasciato perdere".

Il bimbo ha 9 anni

Il bimbo ha 9 anni

Missaglia (Lecco), 18 maggio 2017 - Il sindaco di Missaglia Bruno Crippa, in qualità di rappresentante dell’amministrazione municipale di Missaglia, è stato condannato per discriminazione, perché ad un bambino diversamente abile di 9 anni è stato impedito di frequentare al centro estivo comunale. Dovrà anche pagare un risarcimento danni di mille euro ai genitori del bimbo oltre alle spese legali. «Volevamo solo che nostro figlio, affetto dalla rara sindrome di Pitt-Hopkins, venisse considerato come tutti gli altri bambini e potesse partecipare come ogni coetaneo al centro estivo comunale – raccontano mamma Romina e papà Martino Polone, entrambi 42enni -. Purtroppo non gli è stato consentito. Oltre a dover assistere nostro figlio, abbiamo così dovuto combattere affinché venisse riconosciuto un suo diritto. Lo abbiamo fatto per lui, per noi, ma anche per tutti gli altri bambini come lui e i genitori come noi che quotidianamente devono lottare contro le discriminazioni». Tutto è cominciato nell’estate del 2015, quando i due coniugi hanno iscritto per la prima volta il bambino al centro estivo.

 Dal Comune tuttavia hanno spiegato di non disporre delle risorse necessarie per reclutare un educatore professionale che lo assistesse, proponendo di dividere il costo. «Il centro estivo rappresenta un modo per consentire a nostro figlio di stare insieme ad altri e di trascorrere del tempo di qualità, non un posto dove «parcheggiarlo», perciò abbiamo accettato di fargli frequentare solo sei ore a settimana, in modo da andare incontro ai problemi economici del Comune», riferiscono i due genitori. Peggio è finita nel 2016: per alcuni interventi di ristrutturazione in corso nella sede del centro estivo è stato detto loro che, per motivi di sicurezza, il bambino non avrebbe potuto partecipare alle attività, proponendo altre soluzioni. «È stato umiliante, pareva quasi che noi stessimo chiedendo l’elemosina e abbiamo lasciato perdere». Si sono però poi rivolti agli operatori della Ledha di Milano, la Lega per i diritti delle persone con disabilità e all’avvocato Barbara Legnani per intentare causa all’Amministrazione comunale. Il giudice ha inizialmente proposto un accordo, suggerendo un indennizzo di 5mila euro.

A mamma Romina e papà Martino tuttavia i soldi fanno comodo ma non interessavano, loro volevano e vogliono solo che il figlio venisse e venga considerato al pari degli altri bambini e che gli fosse e gli sia garantito il diritto di partecipare al centro estivo. E alla fine hanno vinto, il giudice Federica Trovò della prima sezione del Tribunale civile di Lecco, pur ammettendo le evidenti difficoltà del Comune, ha riconosciuto la «condotta discriminatoria». Quest’estate loro figlio potrà finalmente partecipare al centro estivo municipale come ogni altro bambino.