2009-11-05
di ANDREA MORLEO
— LECCO —
DICIOTTO ANNI a Michele Zito per l’omicidio di Francesco Poerio. L’artigiano lecchese di 29 anni freddò il trentottenne di Pasturo con tre colpi di pistola, il 21 novembre di un anno fa, all’esterno della palestra «Emotion» di via dell’Isola. Zito, che aveva scelto il rito abbreviato, dovrà anche risarcire le cinque parti civili (mamma, papà, due fratelli e la compagna della vittima) per 20 mila euro a testa. A questi si aggiungono i 30 mila euro per la piccola Erika, la figlia di Poerio.

LA SENTENZA - emessa poco dopo le 15 di ieri dal gup Gianmarco De Vincenzi del Tribunale di Lecco, e ascoltata a testa bassa dall’imputato, è andata oltre i sedici anni e quattro mesi chiesti dall’accusa il 24 giugno scorso. «Non mi aspettavo un aggravamento della pena, sebbene la legge lo consentisse - ha detto l’avvocato Luciano Bova di Lecco, difensore dell’imputato insieme alla collega Marcella Belcastro del Foro di Palmi -. Senza alcuna polemica mi riservo di appellarmi a questa sentenza, non prima di aver conosciuto le motivazioni del giudice».

GLI AVVOCATI delle parti civili - Marcello Perillo e Stefano Pelizzari, entrambi del Foro di Lecco - si sono dichiarati «moderatamente soddisfatti», sebbene anche in questo caso si prospetti «un’istanza con cui chiederemo alla Procura Generale di fare appello per eliminare le attenuanti generiche all’imputato, che non solo si è dato alla fuga dopo l’omicidio ma non si è mai realmente pentito, salvo nella giornata di oggi prima della lettura della sentenza». Nella sua sentenza il giudice ha confermato la linea dell’accusa, che aveva ritenuto equivalenti l’aggravante della premeditazione (Zito si era presentato all’appuntamento con Poerio con la pistola calibro 22) alle attenuanti generiche.

MEDESIMA LINEA di condotta per l’attenuante delle provocazioni (Zito era stato picchiato dal Poerio per attriti sulla la vendita di un cascinale in Valsassina), che il giudice non ha concesso come aveva fatto il pm. Si è molto discusso in aula sul file rinvenuto nel computer di Zito.

UNA LETTERA che l’artigiano aveva scritto al fratello due mesi prima dell’assassinio di Poerio. Zito gli scrive che se dovesse ricevere quella lettera, significherà che lui o qualcun’altro è finito nei guai. Per la difesa è una prova delle provocazioni di Poerio. Per le parti civili invece è un ulteriore attestato circa la premeditazione dell’omicidio stesso.