Il Varrone nel dossier di Legambiente

Il caso del torrente di Premana citato come esempio di cattiva gestione delle risorse

Una delle tante manifestazioni indette a Premana  dal Comitato sorto a difesa dei torrenti della zona di montagna

Una delle tante manifestazioni indette a Premana dal Comitato sorto a difesa dei torrenti della zona di montagna

Premana, 17 agosto 2017 - La gestione  delle risorse idriche a Premana è così difficile che il Varrone e le sue centrali elettriche sono finite per essere protagoniste nel rapporto presentato da Legambiente a livello nazionale. Nell’elenco dei casi critici l’associazione ambientalista cita anche il territorio lecchese dove «sul torrente Varrone insistono ben quattro centrali concentrate lungo otto chilometri di percorso, con un prelievo d’acqua già a circa 50 metri dalla sorgente».

Nel rapporto si sottolinea che «siccità e captazioni eccessive sono tra le cause principali di una forte contrazione della disponibilità di acque nella regione alpina, una condizione che rende indispensabile rivedere la gestione delle risorse naturali montane». Questo è quello che emerge dal dossier «Idroelettrico: impatti e nuove sfide al tempo dei cambiamenti climatici» pubblicato da Legambiente, che in 40 storie racconta l’impatto sul territorio degli impianti idroelettrici, mettendo in luce le problematiche connesse allo sfruttamento delle acque e il conflittuale rapporto tra incentivi alla produzione e norme spesso inefficaci di tutela dei fiumi.

Lorenzo Baio, responsabile acque di Legambiente Lombardia ha sottolineato che «il piccolo idroelettrico in Lombardia, benché produca molto meno del grande, determina la maggior impronta idrica in termini di portata e d’impatto sui corsi d’acqua, in quanto le derivazioni sono responsabili della desertificazione di ampie componenti del reticolo idrico, quasi sempre in aree estremamente sensibili». Nello specifico sul Varrone gli ambientalisti rilevano una serie di emergenze ambientali a partire dal rilascio di una quantità d’acqua insufficiente, con relativa moria di trote Fario. Si evidenzia anche un forte rischio di secche estive e gelate invernali e di asciutta totale a valle con conseguenze importanti su flora, fauna e approvvigionamento idrico per popolazione e animali.

Legambiente ventila anche l’ipotesi che non vi sia il rispetto del deflusso minimo vitale oltre che il fatto che la condotta forzata della nuova centrale attraverserà una frana tuttora attiva. Altra nota grave è rappresentata dal fatto che buona parte dell’acqua captata non viene rimessa nel torrente ma mandata alla centrale idroelettrica di Corenno Plinio. Insomma gli allarmi lanciati più volte negli ultimi anni dal Comitato locale ora hanno ricevuto una ulteriore conferma da parte di Legambiente. Tutte questioni su cui le neoeletta amministrazione comunale dovrà fare un’attenta riflessione.