Ladro ferito nell’inseguimento: già spesi 105mila euro per curarlo

Colico, il moldavo rincorso dall’agente di polizia che poi morì

La Polizia  sulla 36

La Polizia sulla 36

Lecco, 12 maggio 2017 - Per salvargli la vita, curarlo e assisterlo sono stati spesi almeno 105mila euro. Solo per i due mesi di ricovero in ospedale a Lecco si stima sia stato sostenuto un costo di 75mila euro per Florea Veaceslav, il moldavo 25enne a causa del quale è morto ad appena 28 anni l’agente scelto della Polizia stradale di Bellano Francesco Pischedda, precipitato da un cavalcavia della Statale 36 a Colico per cercare di fermare lo straniero, intercettato al volante di un furgone rubato. «Generalmente, in base al sistema di classificazione dei pazienti come lui, si stima una spesa che varia dai 25mila ai 75mila euro – spiega Gedeone Baraldo, direttore medico dell’Alessandro Manzoni -. La differenza dipende dal tipo di reparto in cui è stato collocato, dalle prestazioni erogate e da altri parametri».

Nel suo caso specifico è stato a lungo in Rianimazione, è stato sottoposto a due interventi chirurgici, tra cui uno vascolare, per molte settimane è rimasto in coma ed è stato necessario utilizzare sofisticati macchinari clinici per scongiurare il peggio. Le tariffe applicate sono quindi quelle massime. Durante il ricovero inoltre è stato piantonato 24 ore su 24, perché su di lui pendono due mandati di cattura europei emessi dai giudici austriaci e svizzeri per furti e rapine. Inizialmente a sorvegliarlo ci hanno pensato i poliziotti di Polstrada e Questura, uno per ognuno dei quattro turni da 6 ore, poi i colleghi della Polizia penitenziaria, due per ogni turno. Senza calcolare straordinari, indennità, festività, gradi superiori e altre maggiorazioni, unicamente per gli stipendi base dei dieci agenti impegnati a rotazione la cifra sborsata si aggira sui 30mila euro.

«Non dimentichiamo nemmeno che per svolgere il servizio di piantonamento sono stati sguarniti i presidi di sicurezza sul territorio – commenta Angelo Urso, segretario generale della Uilpa, il sindacato dei poliziotti penitenziari -. In generale nessun detenuto paga le cure mediche né contribuisce a coprire i costi della detenzione. Per i detenuti cittadini di Stati non europei, come la Moldavia, inoltre non sussiste la possibilità di chiedere rimborsi, il costo resta completamente a carico dei contribuenti italiani. Se sussistono accordi bilaterali potrebbero essere recuperati, ma nessuno accetta, perché in Italia rispetto ai Paesi dell’Est le condizioni dei carcerati sono ovviamente migliori, specie se sussistono problemi di salute». Ma il conto per assicurare la completa guarigione del giovane moldavo è ancora aperto: da inizio aprile si trova infatti nel reparto di Riabilitazione dell’ala sanitaria del carcere di Busto Arsizio.