Matrimonio negato in punto di morte: il Comune deve pagare

Via libera al risarcimento alla parte lesa in attesa del pronunciamento del tribunale di Milano

Il tribunale di Lecco

Il tribunale di Lecco

Lecco, 22 febbraio 2017 – Quel matrimonio s'aveva da fare... I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno respinto il ricorso del Comune di Lecco rendendo esecutiva la sentenza di primo grado nella quale Palazzo Bovara era stato condannato per non aver celebrato le nozze in punto di morte tra Sandro Frara, scomparso nel marzo 2014 all'età di 54 anni, e la sua compagna di vita Ginevra Brivio. I magistrati hanno anche confermato il risarcimento di circa 210mila euro, una somma pari alla pensione di reversibilità che la donna avrebbe percepito nel corso del tempo se solo avesse avuto modo di unirsi al padre dei loro due figli.

I due che abitavano, insieme a Olgiate Molgora, avevano già intenzione di sposarsi e di regolarizzare la loro posizione, ma agli inizi di marzo 2014 le condizioni dell'uomo sono drasticamente peggiorate dopo essere stato operato al cuore. Prima di andarsene, perché sapeva che se ne sarebbe andato presto, dal letto della Rianimazione dell'ospedale Alessandro Manzoni dove era ricoverato ha espresso l'ultimo desiderio di unirsi in matrimonio a Ginevra. Lo ha anche scritto, nero su bianco, con tanto di testimoni. La richiesta è stata inoltrata in fretta e furia in municipio a Lecco la mattina del 6 marzo, quando lui era ancora cosciente. Un ufficiale di stato civile dell'anagrafe avrebbe dovuto recarsi immediatamente al suo capezzale e celebrare subito il rito proprio per la procedura d'urgenza, come prevede una norma del 1946, invece ha preteso che gli venisse inoltrato un certificato di morte imminente, un certificato inesistente, che nessun medico potrebbe mai firmare né rilasciare. Quando il giorno seguente il funzionario dell'Anagrafe si è recato al capezzale del paziente Sandro ormai non c'era più.

Lo scorso ottobre, con una sentenza unica nel suo genere, gli amministratori locali sono stati così condannati a riparare il torto, ma hanno presentato appello. Ora tuttavia è giunta la conferma che invece hanno sbagliato e che quindi devono pagare il mancato riconoscimento del diritto dei due brianzoli a sposarsi.