Lecco, depressione post partum: ne soffre l'8% delle neomamme

Avviato un progetto per sostenere i genitori

Gli operatori del progetto

Gli operatori del progetto

Lecco, 23 settembre 2016 – Depressione in gravidanza e post partum, un male oscuro che purtroppo si manifesta anche con le conseguenze più estreme, come successo negli anni anni scorsi a Casatenovo e Abbadia Lariana, dove due madri hanno ucciso i loro figli piccoli. Per aiutare i genitori gli operatori dell'associazione Progetto Itaca e dell'Azienda socio-sanitaria territoriale di Lecco hanno avviato dal 2015 un progetto per individuare precocemente e successivamente trattare le donne in gravidanza e le neo mamme che rischiano di sviluppare tale forma di depressione, realizzando e mettendo a punto uno screening per individuarne i potenziali casi su cui intervenire con il necessario trattamento psicologico.

“La depressione postnatale, meglio definita depressione post partum– spiega Cinzia Galletti, psicologa dell'ospedale di Lecco e referente del progetto – colpisce circa il 10-15% delle puerpere e consiste in un vero e proprio stato depressivo diagnosticabile attraverso la somministrazione di appositi test”. Per intercettare le donne con possibili problematiche legate alla loro nuova condizione fisica dall’attivazione del progetto sono stati distribuiti all'Alessandro Manzoni 2.200 questionari.

Di questi 180 sono risultati positivi. Ad ogni donna risultata positiva allo screening è stato proposto un colloquio psicologico, di queste 102 hanno accettato una presa in carico psicologica. Il 50% delle donne è in fase di dimissione dopo un trattamento di circa un anno con una remissione della sintomatologia. Delle 102 donne hanno svolto solo il primo colloquio in 20 perché la loro sintomatologia era associata al baby blues “ma non hanno continuato il percorso di cura perché, presentavano leggeri sintomi di depressione ed episodi di instabilità emotiva che colpiscono la donna dopo il parto e nei giorni ad esso successivi e per cui non vi è necessità di uno strutturato intervento terapeutico dato che lo stato di disagio tende a rientrare spontaneamente in tempi brevi”.

Anche nel caso di baby blues è comunque “importante sostenere le donne coinvolte, per evitare loro eccessive preoccupazioni e soprattutto per stimolarle la richiesta di aiuto. In molte neomamme, infatti, si verifica una tendenza all'isolamento e alla presa di distanza dal bambino stesso, unita a un forte senso di inquietudine e di agitazione per un nuovo stato psico-fisico, mai sperimentato prima, o comunque affrontato in maniera diversa”,spiega la psichiatra Claudia Martorelli.

“L’obiettivo di questo progetto – spiega Carola Moretti, volontaria del progetto Itaca – è stato quello di attivare un intervento preventivo dei disturbi depressivi perinatali nelle donne gravide e puerpere che mettono a serio rischio la salute psicologica della madre ed anche la sua capacità di relazionarsi positivamente con il nuovo nato, con possibili ripercussioni sullo sviluppo stesso del bambino. Spesso, purtroppo, si interviene solamente quando il disagio psichico è ormai evidente o se la madre chiede aiuto. In questo modo è però esclusa dalle attività di prevenzione e di cura una larga parte delle donne, che percepiscono come stigmatizzante la richiesta di aiuto specialistico o che non sono consapevoli dell’origine psichica del disagio vissuto”.