Lecco, la denuncia di mister Bertolini: "E' stata un'aggressione premeditata"

L'ormai ex-allenatore della Calcio Lecco scrive una lettera aperta alla città e ai tifosi

La panchina di Alberto Bertolini è durata appena quattro giorni

La panchina di Alberto Bertolini è durata appena quattro giorni

Lecco, 22 ottobre 2016 - La sua esperienza in panchina è durata appena quattro giorni e si è chiusa probabilmente nel peggiore dei modi. Ma anche in un addio così sofferto l'amore per mister Alberto Bertolini, ormai ex, verso la squadra e la città rimane immutato, tanto che a stretto giro di posta ha deciso di scrivere una lettera aperta per dire la sua

"Il sogno si è trasformato in un incubo - esordisce l'ormai ex mister del Calcio Lecco -  Mai avrei voluto trovarmi in una situazione simile. Mai avrei voluto essere costretto a scrivere queste righe, ma il silenzio, assordante, di chi avrebbe dovuto proteggermi e le voci, assurde e infondate che si stanno rincorrendo, su quanto successo ieri pomeriggio impongono una mia presa di posizione. Non mi hanno cacciato: me ne sono andato con un peso enorme sul cuore".

A viso aperto Bertolini denuncia quella che secondo lui è stata una vera e propria "aggressione premeditata".  "Non c’è stato un diverbio - sottolinea -  sono stato vittima di una aggressione. Premeditata. Potrei fermarmi qui. Non lo faccio, perché non sto parlando di una squadra qualsiasi, ma della mia Calcio Lecco. Chi mi conosce sa che per questi colori, per questa maglia e per questa città, io avrei dato tutto. Quando sono stato chiamato, sono corso con entusiasmo, incurante di chi mi metteva in guardia dall’ambiente che avrei trovato. Sono un uomo di calcio e quindi solo il campo mi interessava e solo il campo sarebbe stato il mio giudice. Ma, ahimè, mi sbagliavo. Sin dal primo giorno, oserei dire dal primo quarto d’ora, ho iniziato a subire non semplici pressioni, bensì vere e proprie imposizioni che, purtroppo o per fortuna, non fanno parte del mio modo di intendere il calcio e la vita in generale". 

Ma il mister non si è piegato e ha deciso di seguire la sua strada. "Ho deciso - conclude - perché la mia coscienza mi chiedeva questo, che se dovevo sbagliare dovevo farlo con la mia testa. E qualcuno, solo perché evidentemente questo modo di pensare non è piaciuto, si è sentito legittimato ad aggredirmi fisicamente, minacciarmi e ad inseguirmi come se fossi una preda. E questo qualcuno, che si è spinto oltre l’immaginabile, evidentemente per la Calcio Lecco è più importante di Alberto Bertolini. Che quindi si fa da parte. Voi tifosi, invece, state vicini alla squadra. I ragazzi, domani come non mai, hanno bisogno del vostro calore, del vostro affetto, del vostro attaccamento ai colori. Forza Lecco!"