Lara Comi e lo stalker: "Finito un incubo durato nove mesi, ora speriamo resti in cella"

L’eurodeputata parla dopo l’arresto del suo stalker

Lara Comi con la maglia della Nazionale parlamentare femminile

Lara Comi con la maglia della Nazionale parlamentare femminile

Varese, 24 settembre 2017 - La voce è sollevata, ma le tracce dell’odissea passata in questi nove mesi non si cancelleranno tanto presto. Soprattutto se l’incubo dovesse riproporsi. Lara Comi, 34 anni, eurodeputata e segretario provinciale di Forza Italia, considerata una delle pupille dell’ex premier Silvio Berlusconi e fra i giovani politici più preparati nell’agone di Strasburgo, coltiva una speranza: che l’uomo arrestato con l’accusa di essere lo stalker che le ha dato il tormento per quasi un anno, un veneto di 47 anni, resti in cella a meditare sulle sue malefatte.

«La sua cattura - dice l’esponente politico azzurro - rappresenta per me la fine di un incubo. Adesso, però, speriamo che non esca dal carcere dopo tre giorni». Proprio la battaglia per la certezza della pena nei reati di genere rappresenta uno dei cardini dell’impegno della vicepresidente del gruppo europeo del Ppe (veste in cui, ieri, ha presenziato all’evento “I valori del Ppe in provincia di Varese”). Un’iniziativa, quella della mobilitazione di Comi contro la violenza sulle donne, consolidatasi proprio in seguito alla vicenda che ne ha minato serenità e tranquillità. Venerdì l’europarlamentare saronnese ha indossato la fascia di capitano della nazionale di calcio femminile delle onorevoli in una partita benefica per accendere i riflettori sul tema. Con il pubblico si è mescolato il presunto stalker, subito riconosciuto dagli uomini della scorta e arrestato dalla polizia. «Quell’uomo era riuscito, non so come, a recuperare il mio numero di cellulare. Spero che telefonate, messaggi sul cellulare - arrivati a un ritmo di dodici al giorno - e appostamenti sotto casa siano finalmente finiti - racconta Comi - Da vittima di stalking, però, capisco molto bene la situazione che devono affrontare molte donne in Italia. Molto spesso non è sufficiente una denuncia o un arresto per risolvere il problema, ma è necessario parlarne, condividere la propria storia con qualcuno: un’amica, un famigliare, una collega di lavoro. L’importante è non avere paura o vergognarsi, ma parlarne e discuterne perché solo unendo le nostre forze possiamo sentirci meno sole ed essere più forti dei nostri stalker». Da qui la decisione di aprire un blog che possa diventare punto d’incontro per le vittime che vogliano uscire dall’ombra. «Purtroppo - conclude la forzista - la cronaca di questi giorni continua a offrire storie terribili, finite in tragedia. Per questo il mio impegno per una nuova cultura del rispetto delle donne e per la piena applicazione delle norme contro la violenza continuerà con maggior intensità».