Icam festeggia 70 anni di dolcezze

Plinio Agostoni: "Con noi piantagioni di coca riconvertite in cacao"

Plinio Agostoni

Plinio Agostoni

Lecco, 30 settembre 2016 - Dai primi dolci "autarchici" prodotti durante la guerra con la farina di castagne alle 25mila tonnellate di cioccolato lavorate nel 2015. Sono passati settant’anni e la Icam (acronimo di Industria cioccolato e affini Morbegno) di strada ne ha fatta molta. Nel 1946 l’azienda delle famiglie Agostoni e Vanini si lanciava alla conquista del settore dolciario sull’entusiasmo della ricostruzione e di un’Italia che voleva lasciarsi alle spalle rovine e miseria.

Gli scenari da allora sono cambiati radicalmente: i dipendenti sono saliti a 310, nel 2015 il fatturato si è attestato sui 230 milioni e quest’anno è prevista un’ulteriore crescita sino a 240 milioni, di cui almeno il 55% prodotto all’estero. Anche lo storicostabilimento di Pescarenico, da dove è partita la scalata alle vette del sapore, sta per essere definitivamente messo in naftalina: dall’anno prossimo la produzione sarà tutta concentrata nella nuova sorta a Orsenigo nel 2010. «É uno stabilimento all’avanguardia che tutti ci invidiano», spiega Plinio Agostoni, vice-presidente di Icam e terza generazione della famiglia alla guida dell’azienda. Prima di lui i nonni e le nonne, papà e mamma ma anche zii e zie perchè Icam è un raro esempio di doppia azienda familiare nel senso di coinvolgimento dei parenti da parte di madre e padre. «Papà Silvio morì presto, nel 1961, e la mamma si trovò con sei figli a dover lavorare in azienda: per fortuna c’era ancora nonna Gina che dava una mano in casa». Storia anomala anche quella di Plinio Agostoni, studi di ingegneria che dopo la laurea va a lavorare alla Sae, altra storica azienda lecchese. «Per diciott’anni mi sono fatto le ossa progettando linee elettriche in tutto il mondo. Poi con l’avvento di Abb e una governance troppo improntata alla finanza, ho deciso di lasciare».

In Icam Plinio Agostoni sbarca nel 1989 e trasferisce la sua esperienza soprattutto nella produzione e logistica. «Oggi seguiamo tutta la trafila: siamo compratori diretti di cacao da cooperative di produttori in Africa e soprattutto in America latina dove ci sono i chicchi migliori: abbiamo fatto accordi con i contadini per produrre di più e meglio, un modello che ha portato a riconvertire piantagioni di cocaina in cacao. Lo scorso anno, in occasione di Expo, il governo peruviano ha documentato il nostro impegno a favore di un’economia sostenibile che noi chiamiamo delle “Tre P“: palato, persone e pianeta. Il che ci rende molto orgogliosi». Nell’anno dei 70 anni l’entusiasmo dell’imprenditore non manca «anche se la mentalità del sistema Italia di certo non aiuta».