Sugli ottomila, poi il malore: rischiano la vita in tre e lo strappano alla morte

Lecco, sul Gasherbrum il recupero di Valerio Annovazzi

Valerio Annovazzi scende a valle dopo essere stato soccorso

Valerio Annovazzi scende a valle dopo essere stato soccorso

Lecco, 26 luglio 2017 - Nei giorni scorsi  aveva conquistato senza ossigeno la vetta del Gasherbrum II, cima di 8.035 metri del Pakistan, ma una volta sceso all’ultimo campo, a oltre settemila metri non aveva più le forze di continuare. Era rimasto solo. Anche i compagni di spedizione erano ormai andati verso la salvezza del campo base, ai piedi della montagna, e ormai sembrava non potesse esserci più nulla da fare per lui.

Invece Valerio Annovazzi, alpinista lecchese di 60 anni, si è incredibilmente salvato.  A riportarlo fra i vivi sono stati tre fuoriclasse dell’alpinismo d’alta quota: i baschi Alberto Iñurrategi, Juan Vallejo e Mikel Zabalza che dal campo base sul ghiacciaio del Baltoro, con i binocoli, lo vedevano in difficoltà. Nessuno fra coloro che erano stati sulla montagna con lo scalatore lecchese nei giorni scorsi  sembrava più in grado di tornare lassù per prestargli soccorso. Annovazzi aveva provato a muoversi da solo, ma si sentiva senza forze e non riusciva a uscire dalla tenda a 7.100 metri. Nessun elicottero sarebbe mai andato a prenderlo a quella quota. Ci aveva provato un paio di volte a scendere, ma sotto le tende di campo 3 c’è un ripido pendio di ghiaccio e l’alpinista non aveva una corda fissa sulla quale assicurarsi. Temeva di scivolare e quindi era tornato nel suo rifugio. Si era seduto ed era rimasto lì, come ha raccontato Zabalza.  I tre scalatori baschi si sono preparati. Erano acclimatati e in forma perchè le scorse settimane avevano tentato una difficile traversata in quota, quella che unisce Gasherbrum I e Gasherbrum II, ma poi erano stati costretti a rinunciare. Quando hanno visto che nessuno sarebbe mai andato in aiuto dell’italiano non hanno avuto esitazioni e sono partiti. Hanno impiegato dodici ore di massacrante salita per raggiungerlo. A quelle quote anche un passo rappresenta uno sofrzo disumano. Ma l’hanno raggiunto. Annovazzi non riusciva a camminare e il soccorso è stato ancora più complicato.   Hanno dovuto pescare nel repertorio di tutta la loro esperienza alpinistica per riuscire a portarlo giù. L’hanno legato e calato. Passo dopo passo l’hanno riportato sempre più in basso. Lunedì sono riusciti a raggiungere campo 1 e Annovazzi ha iniziato a sentirsi meglio tanto da riuscire a rimanere in piedi. Ieri poi finalmente hanno raggiunto il campo base. Un miracolo. Quando ormai sembrava tutto perduto il ritorno alla vita.  «Mi sono avvicinato all’alpinismo d’alta quota tardi - raccontava qualche tempo fa Annovazzi dopo aver conquistato le vette del Manaslu e del Cho Oyu senza ossigeno e mai farsi minimamente pubblicità. La sua passione per l’alta quota è iniziata solo con il raggiungimento della pensione - Sono originario della Valtorta e sono un montanaro ma prima avevo troppo da fare. Dovevo guadagnarmi da vivere. Facevo il camionista».