Lecco, giochi di guerra simulati nell'ex Leuci. Brivio: "Presa in giro inaccettabile"

Il sindaco ha già informato la Procura di quanto accaduto

Giochi di guerra nell'ex Leuci

Giochi di guerra nell'ex Leuci

Lecco, 15 gennaio 2018 – La sfida di 'soft air' questa volta finisce dritta in Procura. Perchè quella battaglia militare, combattuta a colpi di fucili e pistole ad aria compressa, ha avuto come teatro di guerra i ruderi dell’ex area Leuci e i residenti della zona attorno ai pericolanti capannoni di via XI febbraio non l’hanno presa affatto bene. «Siamo rimasti allibiti dal fatto che all’interno dell’area ex Leuci abbiamo assistito a giochi di simulazione militari con tanto di cartello all’ingresso nel quale si assicurava di avere avuto le autorizzazioni dagli organi di pubblica sicurezza competenti».

«Da tantissimo tempo ci stiamo adoperando per far rimuovere l’amianto che si trova sui tetti di questi fabbricati, richiesta posta alla proprietà prima e all’amministrazione comunale poi vista l’inadempienza della società proprietaria. Invece ci è sempre stato risposto che non era possibile per questioni di sicurezza e ora una ventina di baldi giovanotti, attrezzati di tute militari, giubbotti antiproiettili, caschetti, mitragliette, bandierine si sono divertiti a spararsi addosso, a nascondersi e a simulare tattiche di guerra, con accesso a tutti i piazzali e a tutti i capannoni. Siamo esterrefatti: chi può aver autorizzato questa farsa?». Allibito si dice anche il sindaco di Lecco che in mattinata ci ha spiegato «di aver informato immediatamente la Procura di quanto accaduto». Virginio Brivio sposa in pieno la tesi dei residenti di via XI febbraio definendo il fatto «una vera e propria presa in giro anche nei nostri confronti da parte della proprietà, che si è sempre rifiutata di dare seguito all’ordinanza di rimozione dell’amianto adducendo scuse logistiche e di sicurezza di ogni tipo».

L'ordinanza di sgombero era stata firmata dallo stesso Virginio Brivio il 26 giugno 2017 con la quale l’Amministrazione comunale aveva chiesto formalmente di rimuovere l’amianto. Non solo: c’era stato anche un sopralluogo con i tecnici dell’Asl. I continui dinieghi opposti dalla proprietà dell’area su cui sorgeva la storica fabbrica di lampadine hanno indotto la stessa Amministrazione comunale di Lecco a rivolgersi alla Procura, che nella mattinata di ieri ha ricevuto una seconda telefonata dopo quanto accaduto domenica. «Una provocazione o una semplice leggerezza? Non lo so - spiega Brivio -, ma di sicuro ho ritenuto di informare la Procura perchè quella non è una zona abbandonata ma c’è una proprietà che a questo punto deve rispettare le prescrizioni in materia di sicurezza».