Esino, scoperto un antico ghiacciaio dentro la vetta della Grigna

La sensazionale scoperta degli speleologi del Progetto InGrigna nelle viscere della montagna

Una delle celebri formazioni di ghiaccio fotografata da Andrea Maconi

Una delle celebri formazioni di ghiaccio fotografata da Andrea Maconi

Esino Lario (Lecco), 24 agosto 2016 - Un grande ghiacciaio perenne dentro la Grigna che nessuno aveva mai potuto vedere, custodito nelle viscere della montagna proprio sotto la verticale della vetta e nascosto lì chissà da quanti anni, o secoli. È questo uno dei risultati più sensazionali del campo organizzato dagli speleo del «Progetto InGrigna» che nelle scorse settimane sono stati impegnati nell’ormai tradizionale raduno di esplorazione. Teatro del campo è sempre il versante nord del Moncodeno e il grande sipario naturale che si apre oltre la cresta di Piancaformia.

«Siamo entrati nella zona dei ghiaioni sotto il rifugio Brioschi, più o meno a quota 2.150 metri, nella località chiamata Gerone - spiega Andrea Maconi, del Progetto InGrigna che richiama appassionati di speleologia un po’ da tutta Italia -. Siamo sbalorditi perchè in effetti è una scoperta un po’ strana, che non ci aspettavamo. In quella grotta non c’è solo neve compatta, come capita di trovare in altri buchi per effetto delle valanghe, c’è proprio un ghiacciaio. All’interno abbiamo esplorato una sala di 20 metri per 20, sbarrata da un muro di ghiaccio alto 15 metri. Ci siamo addentrati per circa mezzo chilometro e la formazione è abbastanza significativa». Una scoperta in controtendenza con un fenomeno analizzato dagli speleologi negli ultimi mesi: «Quest'anno in alcune grotte abbiamo notato un calo significativo del livello del ghiaccio, in particolare nell’“Abisso delle Spade“, che si chiama così proprio per alcune caratteristiche stalattiti di ghiaccio che si trovavano all’interno e che ora non ci sono più - continua Maconi -. In molte grotte sono sparite queste concrezioni e si è abbassato il livello della neve».

In quest’ultima grotta invece, il cui ingresso si trova nella zona della Madonnina sopra il rifugio Bogani, gli speleo sono scesi fino a -680 metri e si sono fermati in prossimità di un grosso pozzo profondo 80 metri nel quale hanno notato il confluire di tre cascate. Altre tappe sono state fatte nella celebre grotta «Viva le donne» e soprattutto è stata scoperta una grotta ritenuta molto interessantesulla parete del Sasso Carbonari. Scendendo lungo la ferrata sono entrati in un grosso anfratto dove sono state scoperte anche le ossa di un grosso rapace caduto lì dentro chissà quando. Non smette mai di stupire e incuriosire la scienza il grande teatro naturale della Grigna settentrionale che continua a riservare sorprese. f