Don Giorgio a processo: Salvini e Lega parti civili

L'ex parroco di Monte di Rovagnate è accusato di diffamazione. Non è la prima volta

Don Giorgio De Capitani

Don Giorgio De Capitani

Lecco, 7 settembre 2017 - Il prete fustigatore a processo. Don Giorgio De Capitani, 79 anni, ex parroco di Monte di Rovagnate, sarà chiamato in aula il prossimo 13 marzo per fatti accaduti due anni fa. È accusato di diffamazione a mezzo stampa per aver pubblicato sul suo blog interventi nei confronti di Matteo Salvini, europarlamentare della Lega Nord.

Il sacerdote, allora residente con incarichi pastorali a Monte di Rovagnate, non è nuovo alle aule del tribunale: nell’ottobre 2010 venne querelato dalla giornalista della RAI Grazia Graziadei. In precedenza era stato il fustigatore dell’allora premier Silvio Berlusconi. Una penna al veleno, oltre che omelie d’attacco su politica e politici. Adesso è Matteo Salvini a chiedere giustizia su articoli pubblicati sul blog da don Giorgio De Capitani, il 4, 26 marzo 2015 e il 4 ottobre sempre di quell’anno: l’europarlamentare e la Lega Nord si sono costituiti parti civili nel processo che vede imputato per diffamazione don Giorgio De Capitani. L’avvocato Chiara Eccher di Trento, che difende Matteo Salvini e la Lega Nord, ha depositato nell’udienza di ieri una memoria, consegnata al giudice monocratico, Nora Passoni. Nelle dieci pagine l’avvocato Eccher ricostruisce i fatti - accaduti tra il marzo e l’ottobre 2015 - quando il prete sul suo blog insultò. «A nostro parere - è il commento dell’avvocato Chiara Eccher - si tratta di insulti, non di commenti».

La difesa di don Giorgio De Capitani è rappresentata dagli avvocati Emiliano Tamburini e Marco Rigamonti del foro di Lecco. La difesa del sacerdote punta sul fatto che si tratti di commenti a largo raggio sulla politica. Infatti in passato sono finiti sul blog del sacerdote - tra l’altro trasferito a Dolzago - altri esponenti politici a livello nazionale. L’udienza è stata aggiornata al 13 marzo 2018, quando saranno sentiti i testi, don Giorgio De Capitani e Matteo Salvini.