Lecco-Bergamo, rabbia dei residenti: "Viviamo in ostaggio del cantiere"

La protesta durante un incontro nel quale si faceva il punto sui lavori

il cantiere

il cantiere

Lecco, 28 maggio 2017 - I residenti di Chiuso si sentono presi in giro. Il motivo è legato al tratto della «nuova» Lecco-Bergamo che corre dal rione di Lecco a Calolziocorte. 2,5 chilometri in galleria che hanno già raggiunto l’ammontare di 118 milioni di euro. Il malcontento è stato espresso in occasione dell’iniziativa promossa venerdì sera alla Casa sul Pozzo da «Qui Lecco Libera» e che ha visto al centro la lunga storia dell’opera, iniziata nel 2001. «Ci hanno raccontato un sacco di balle, dicendo che il nostro rione sarebbe migliorato e invece diverse case hanno già subito dei danni», ha commentato Giancarla Pessina, abitante del quartiere. La pazienza è finita con l’avanzare delle tappe. Compresa quella del 2004, «quando la giunta della Provincia di Lecco approvò il progetto preliminare senza sottoporlo al parere di regolarità contabile», ha spiegato Duccio Facchini, portavoce dell’associazione. O quella del 2010, «quando Villa Locatelli diede il via libera al progetto definitivo anche in questo caso senza chiedere nessun parere di regolarità contabile», o quando «stipulò un mutuo di 22 milioni di euro con Cassa depositi e prestiti questa volta con quel parere contrario». Ad aggiudicarsi i lavori fu la Ics Grandi lavori di Claudio Salini.

Quello stesso anno il crono-programma stabilì che l’avvio dei lavori fosse previsto entro febbraio del 2012 e la consegna nell’agosto del 2014, termini che già l’anno successivo furono spostati ad ottobre del 2014. Ma i rapporti tra l’azienda Salini e la Provincia peggiorano, con la prima che accusa l’ente locale di essersi «dimenticato» di conferire le autorizzazioni per il materiale di risulta nel Piano cave, e precisamente nella cava Mossini, costringendo così l’impresa a sobbarcarsi costi ingenti. Ci avviciniamo ai giorni nostri e nel 2015 si risolve un contenzioso con l’azienda tramite un accordo bonario del valore di 6,4 milioni. Ma i soldi non ci sono e così si riducono delle voci di progetto: in particolare impianti tecnologici e imprevisti. Nel 2016 un’altra grana: mancano 17 milioni e mezzo di euro per il completamento dell’opera. Ed è così che arriviamo al 2017: «A febbraio la ditta appaltatrice presenta un’altra riserva per un valore di 10 milioni ed è così che si arriva alla perizia suppletiva di variante approvata all’unanimità la settimana scorsa in Consiglio provinciale, la quale prevede di fare fronte ai 18 milioni di costi aggiuntivi dividendo l’opera in due fasi.

Nella prima fase è previsto di reperire i soldi che mancano stralciando temporaneamente alcune lavorazioni previste nel progetto iniziale: pavimentazioni stradali, segnaletica, barriere di sicurezza, opere a verde e altre opere di finitura. In questo modo i costi starebbero entro gli oltre 100 milioni e i 18 mancanti andrebbero reperiti poi nella seconda». Da qui lo sconforto dei residenti, cui erano state promesse opere di recupero. E che invece si ritrovano oggi ad aspettare il primo giugno, il termine entro cui la ditta Salc Spa dovrà decidere se firmare il nuovo «accordo» o rescindere il contratto.