Il mistero della grotta . Quel cadavere scoperto non ha ancora un nome - FOTO

Buio totale anche sull’identità, sebbene dalle prime indicazioni sembrerebbe trattarsi del corpo di un uomo di una certa età, oltre i cinquant’anni di Andrea Morleo

Soccorso alpino e carabinieri  trasportano il feretro del cadavere trovato al monte San Martino

Soccorso alpino e carabinieri trasportano il feretro del cadavere trovato al monte San Martino

Lecco, 6 agosto 2014 - Non ha ancora un nome il cadavere rinvenuto nella tarda mattinata di ieri alle pendici del monte San Martino. Primo perché il corpo ritrovato era in evidente stato di decomposizione - morto da più di un mese come ha stabilito la dottoressa Anna Vertova, il medico legale incaricato di un primo esame esterno - e quindi difficilmente riconoscibile. Se ne era ben resa conto l’escursionista, una signora lecchese che poco prima delle dieci di ieri mattina stava salendo sul sentiero che da via Stelvio porta alla località Pizzetti per una classicissima della città. Un odore nauseabondo ha attirato la sua attenzione, qualche decina di metri fuori dal tracciato e quindi quel cadavere ritrovato nel bosaco, all’imbocco di una grotta e di fianco a segni evidenti di bivacco. Nulla di più, tanto che gli stessi inquirenti non escludono alcuna pista.

«Al momento non siamo ancora in grado di individuare le cause della morte», ci ha raccontato il maggiore Gaetano La Rocca dal comando provinciale. Qualcosa in più lo si potrà sapere dopo l’autopsia, che verrà effettuata nella giornata di domani secondo quanto disposto dal magistrato di turno, il sostituto Paolo Del Grosso. Buio totale anche sull’identità, sebbene dalle prime indicazioni sembrerebbe trattarsi del corpo di un uomo di una certa età, oltre i cinquant’anni. Quello che resta del cadavere, gli eventuali effetti personali e tutto ciò che è stato raccolto tutt’intorno è stato comunque prelevato e in parte messo a disposizione anche di Caritas e Servizi sociali perché quella è una zona scelta come rifugio da molti clochard. E in quella direzione si indaga. L’unica cosa certa è che non si tratta di Leone Silva, il quale era tra i possibili nomi che circolavano. «Non sono molto presentabile ma non sono ancora morto», ci dice (non senza dell’ironia) il trentanovenne di Besana Brianza che da quasi due anni ha scelto di vivere in una grotta poco più sopra il luogo del ritrovamento.

Lui, che sembra uscito da un libro di Robinson Crusoe, si è presentato di persona al luogotenente Vito Cavallo per dire «quello morto non sono io» e per dare qualche informazione utile su quel suo «vicino di casa, che forse non ho mai visto». «Se come dite è uno anziano, potrebbe essere quello che vedevo ogni tanto con qualche sacchetto di plastica in mano. Forse è quello di Briosco, ma non ci scommetto». Di sicuro è uno dei tanti che hanno deciso di vivere «lontano dal caos della città» come dice Leo e che quando se ne vanno, nessuno se ne accorge se non per un cadavere che emana un olezzo insoppportabile.

andrea.morleo@ilgiorno.net