Anziani disabili legati e maltrattati. Denunciato un sacerdote lecchese

Riccardo Ratti, originario di Oggiono, è indagato insieme all’assistente

Fermoimmagine diffuso dalla questura di Forlì

Fermoimmagine diffuso dalla questura di Forlì

Oggiono (Lecco), 28 settembre 2017 - Anziani con disabilità psico-fisiche legati per ore a letti, sedie a rotelle, poltrone, tavoli, termosifoni. Una situazione che sarebbe andata avanti per mesi e che alle 6.30 di ieri è stata interrotta dall’arrivo della Squadra Mobile di Forlì Siamo a Predappio, nel Forlivese, alla struttura socio-assistenziale Opera San Camillo, che opera in convenzione con enti locali e azienda sanitaria.

Una trentina circa i pazienti (venti dei quali con problemi psichiatrici), in larga parte anziani con più di 70 anni. Persone, hanno spiegato le forze dell’ordine, coordinate dal procuratore reggente Filippo Santangelo, "legate con bende in maniera arbitria e senza motivazione". Sono sei i casi accertati. Nei guai sono finiti il direttore della struttura, il 61enne sacerdote dell’Ordine dei Chierici Riccardo Ratti, originario di Oggiono, e la sua collaboratrice più stretta, una 40enne assistente sanitaria. La polizia ha dato esecuzione alla misura disposta dalla magistratura, sospendendo i due dall’esercizio del pubblico servizio per quattro mesi. Ratti e la collega sono indagati a piede libero per maltrattamenti (i due non hanno precedenti; da anni lavoravano a Predappio).

L’attività investigativa di Mobile e Sco comincia all’inizio dell’anno, dopo aver ricevuto una segnalazione da parte di un’ex dipendente della San Camillo. Il dialogo tra la donna e Ratti è ripreso da una telecamera nascosta. "Tu faresti così con tuo fratello, con tua moglie, con tuo figlio? Faresti così?", chiede al direttore l’allora operatrice. Ratti le risponde così: "Sì. Tu come faresti, quando hai 15 persone da curare?". "No! Per l’organico, prima regola della contenzione...non si può per mancanza di organico legare una persona", replica la donna. "Non è per mancanza di organico", è la marcia indietro del sacerdote. Gli indagati, spiega una nota della Questura, avevano "optato per delle forme abusive di contenimento, pur di sopperire alla carenza di personale specializzato e adibito all’assistenza socio-sanitaria".

Le cartelle cliniche dei pazienti sono state sequestrate. Dopo la segnalazione della donna, la polizia decide di piazzare alcune telecamere all’Opera San Camillo, per cristallizzare la situazione dei pazienti. La Fondazione Opera San Camillo, gestore della struttura romagnola, "appresa con stupore la notizia, ha immediatamente avviato i necessari accertamenti interni anche designando un nuovo Direttore". L’ente "collabora con la massima disponibilità e trasparenza con gli inquirenti che stanno svolgendo le dovute indagini per l’accertamento dei fatti".