Solo, senz’acqua al gelo dei settemila: "Ho capito che la vita se ne andava"

Valerio Annovazzi dal Pakistan: così mi hanno salvato

Valerio Annovazzi

Valerio Annovazzi

Lecco, 28 luglio 2017 - «Tre giorni a settemila metri e non avevo più né acqua né gas nel fornello per sciogliere il ghiaccio. Non potevo più scendere. Poco alla volta capivo che le forze stavano venendo meno e sentivo che stavo andando…». Ora che è al sicuro nelle tende del campo base, sul ghiacciaio del Baltoro, nell’estremo Nord del Pakistan, l’alpinista lecchese Valerio Annovazzi, 60 anni, ci racconta (via satellitare) cosa succede quando si perdono tutte le speranze fra il gelo e le tormente di una montagna di ottomila metri e invece incredibilmente ci si ritrova ancora vivi. Dopo una lunga attesa ai piedi del Gasherbrum II, ambita cima di 8.035 metri, la scorsa settimana era finalmente arrivato il momento buono. Annovazzi qualche giorno fa era riuscito a raggiungere la vetta senza ossigeno. Con lui c’erano altri alpinisti. Ma come aveva già fatto su altre montagne di ottomila metri, lo scalatore lecchese è abituato a muoversi da solo, in completa autonomia, accettando i rischi che si corrono su un colosso di ottomila metri.

Cosa è successo dopo la cima?

«Il giorno in cui sono arrivato in vetta è andato tutto bene. Ci siamo fermati un po’ e poi sono riuscito a scendere abbastanza velocemente fino a 7.100 metri dove avevamo installato il campo 3. Mi sentivo bene», racconta Annovazzi. La sua voce arriva flebile dal telefono e scandisce le parole ancora con fatica.

E poi?

«La mattina dopo mi sono attardato. Nessuno mi ha abbandonato. Prevedevo di scendere da solo. All’inizio nevischiava, ma poi è arrivata la bufera e non vedevo più. Ero rimasto da solo. Ho provato per tre volte a partire. Ma sotto il campo c’è un pendio ripido, in quelle condizioni era impossibile. Facevo venti metri e poi tornavo indietro. Alla fine sono rimasto lì tre giorni seduto a oltre settemila metri senza più nulla da bere e mangiare». Nel frattempo tutti gli altri che erano saliti sulla montagna avevano fatto rientro al campo base. Nessuno sarebbe più riuscito a ritornare lassù e un elicottero non sarebbe mai andato a prenderlo. Per Annovazzi sembrava non ci fossero più speranze. È stato in quel momento drammatico che tre alpinisti baschi, Alberto Iñurrategi, Juan Vallejo e Mikel Zabalza, tre fuoriclasse dell’alta quota che erano ai piedi della montagna hanno deciso di tentare un complicatissimo salvataggio. Hanno impiegato dodici ore per risalire i ripidi pendii del Gasherbrum II fino a settemila metri e lì, a campo 3, hanno trovato Annovazzi ancora vivo.

Quando li hai visti arrivare cosa ha pensato?

«Sono tre scalatori fortissimi, sono partiti direttamente dal campo base per venire a prendermi. Io non ce l’avrei mai fatta. Ci sono voluti altri due giorni per scendere e ritornare». Ora ci vorrà ancora una settimana per ripercorre all’indietro tutto il ghiacciaio del Baltoro e poi salire su un aereo che lo riporterà a casa per riabbracciare la famiglia che lo aspetta in Valsassina.