Premana (Lecco), 20 giugno 2014 - La basilica di Lecco era gremita per l’ultimo saluto a Franco Gianola e Adele Croci, tanti amici, molte persone addolorate per il grave lutto e nelle prime panche i familiari, in particolare i 14 nipoti dei coniugi di Abbadia che lasciano anche i tre figli. A celebrare la cerimonia funebre il vescovo Dante Lafranconi, originario di Mandello e amico dei coniugi deceduti nel disastro aereo. Sin dalle prime parole il vescovo ha ricordato il suo rapporto di amicizia in particolare con Franco e ha voluto sottolineare l’impegno della coppia nella fede, nel trasmettere i valori del Vangelo alla comunità e alla famiglia. Lafranconi si è rifatto più volte ai testi sacri e ha ricordato l’imprevedibilità della morte ricordando «l’importanza di essere sempre pronti come il padrone che torna a casa e premia il servo che lo ha atteso», così i buoni cristiani devono essere sempre preparati alla chiamata. Ma la morte non è per «un cristiano la fine di tutto, rappresenta la fine della vita terrena ma anche l’avvio di quella eterna e questo è un grande dono che ci è stato tramesso da Dio».

Lafranconi ha poi parlato dei suoi ricordi degli «amici» Franco e Adele parlando di un «incontro in cui Franco parlava di un uomo che non voleva battezzare il figlio, voleva aspettare che fosse grande per decidere autonomamente, per lui era una cosa incomprensibile, ricordo che mi diceva “non aspetti per dargli da mangiare che sia cresciuto”. Questo mi aveva fatto capire ancora una volta quanto per Franco fosse importante e profonda la fede, una fede testimoniata in modo convinto, una fede che lui coltivava dentro di se. Aspetto che lui e Adele avevano sempre espresso nelle azioni con la partecipazione alla vita comunitaria ispirandosi ai principi e ai valori cristiani e coltivando questa fede anche all’interno della loro famiglia». 

Il vescovo di Cremona ha più volte sottolineato l’importanza dell’educazione verso la comunità e i figli e di quel rapporto forte tra Franco e Adele, fino ad arrivare a quell’ultimo viaggio in aereo, un regalo dei loro cari, e anche in questo destino sono stati uniti. «La prima reazione che ho avuto – ha spiegato il religioso nel corso dell’omelia – è stato il pensiero che loro erano così uniti, amavano così tanto stare insieme che anche nella morte si sono trovati insieme, hanno anche in questa occasione mostrato il loro senso di fedeltà. Sono morti mentre godevano di un dono dei loro figli, un gesto d’amore ancora una volta nella loro vita insieme».

Quell’amore è emerso chiaramente anche al termine della funzione quando Sergio, uno dei figli, ha letto un breve messaggio per i genitori: «Papà mi diceva sempre che aveva bisogno almeno di una settimana per morire, per poter salutare tutti i suoi amici. Non ne ha avuto il tempo, perciò lo faccio io a nome suo e ringrazio tutti per essere qui così numerosi. Abbiamo avuto due genitori fantastici. Ciao papà, ciao mamma». Un ricordo è giunto anche da don Vittorio Bianchi, parroco di Abbadia che tante iniziative aveva portato avanti con i coniugi: «Adele e Franco ci lasciano tante consegne perciò ringraziamo il Signore per averci donato la loro presenza nella nostra vita, che proprio attraverso loro dovrà adesso crescere in modo autentico».

di Stefano Cassinelli