Nibionno, 8 giugno 2014 - Legittima difesa. Non hanno aggredito nessuno, non hanno ammazzato nessuno o se lo hanno fatto è stato solo per parare i colpi dei giovani italiani, i quali, quando se ne sono andati, erano forse feriti ma certamente vivi. Continuano a proclamarsi innocenti i quattro lituani di aver massacrato di botte Joele Leotta, il 20enne di Nibionno morto quella maledetta sera di domenica 20 ottobre 2013 a Maidstone, nel Kent. Nei giorni scorsi Linas Zidonis di 21 anni e Saulius Tamoliunas di 24, due degli imputati, al giudici e ai tredici componenti della giuria popolare del tribunale della Corte della corona, hanno raccontato di essere stati assaliti senza motivo dal giovane brianzolo e dal suo amico di sempre e coetaneo Alex Galbiati di Rogeno, arrivati in Inghilterra da nemmeno una settimana per lavorare come lavapiatti e cameriere in un ristorante italiano, proprio sotto l’affittacamere dove avevano trovato una stanza da condividere.

«Sono stati loro ad assalirmi senza motivo - ha spiegato il 21enne -. Io ho solo cercato di parare i colpi e reagire». «Sto male, non riesco a darmi pace per quel ragazzo che è morto». I due in aula hanno raccontato di essersi ubriacati insieme a Aleksandras Zuravliovas, 27 anni, il terzo connazionale alla sbarra e quindi di essere andati a trovare l’amico Tomas Geležinis, 31 anni, il quarto imputato, che viveva in una camera proprio sopra a quella dei lecchesi, in Lower Stone Strette. Hanno sostenuto di non ricordarsi ogni particolare, erano sbronzi, tutto è capitato in fretta, c’è stata molta confusione. «Abbiamo litigato tra noi, metre uscivamo dall’albergo siamo passati davanti alla porta dell’alloggio degli italiani e abbiamo sentito odore di cannabis, abbiamo bussato e loro ci hanno picchiato con calci, pugni, con una spranga. I nostri amici sono dovuti intervenire per aiutarci».

Sarebbe scoppiata immediatamente una rissa, terminata solo quando Joele e Alex non sono stati più in grado di combattere, Joele ridotto a carponi in ginocchio sul pianerottolo, Alex nascosto in bagno. E proprio in bagno poco dopo sarebbe scoppiata una seconda rissa, quando i lituani hanno tentato di entrarci per lavarsi. «Uno di loro mi ha colpito con il manico di una scopa, è successo tutto molto in fretta». Quando finalmente è calato il silenzio Joele «era appena cosciente». Ma il resoconto per il procuratore non regge, si tratterebbe di una ricostruzione degna di una «fiction», non della realtà. Lo confermerebbo le prove raccolte dagli investigatori e lo sostengono i testimoni.