Lecco, 26 maggio 2014 - Licenziata in tronco perché avrebbe sottratto cartelle cliniche di parecchi pazienti senza autorizzazione, le avrebbe fotocopiate senza il consenso dei diretti interessati e poi consegnate a personale estraneo che non avrebbe nulla a che vedere con gli ambienti clinici. Ma anche perché sarebbe già stata richiamata in precedenza altre tre volte, sia per lo stesso motivo ma anche per altri episodi. Conclusa la campagna elettorale e accertato che la dottoressa Grazia Mennella, 47 anni, ormai ex dipendente dell’Azienda ospedaliera lecchese, candidata alle ultime europee tra le fila del Movimento 5 Stelle, non siederà a Bruxelles come parlamentare, dal presidio di via dell’Eremo cominciano a trapelare i presunti motivi della «cacciata» della radiologa ratificata il 16 maggio appena trascorso.

Secondo quanto emerso il camice bianco nell’ultimo periodo sarebbe prima passata attraverso gli altri gradi di «punizione» previsti dal codice disciplinare: censura, multa e sospensione, a cui tra l’altro non si è mai opposta. Tra i motivi della serie di contestazioni a quanto pare ci sarebbe pure la scarpata ad un collega, anzi probabilmente un primario. I superiori e gli avvocati chiamati a “giudicarla”, sussurrano dai piani alti del nosocomio di Germanedo, avrebbero potuto allontanarla già per tale gesto, ma avrebbero preferito chiudere un occhio per non infierire. Tuttavia non sarebbe servito a nulla. Così la vicenda della documentazione riservata sarebbe stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, il poker di sanzioni che ha fatto saltare il banco e permesso ai dirigenti della sanità provinciale di aggiudicarsi la partita contro quel medico divenuto la loro spina nel fianco, specie dopo la discesa in campo tra le fila dei 5 Stelle, con il rischio di scatenare un polverone politico e mediatico, che però adesso - con la debacle dei pentastellati - potrebbe finire in nulla. A meno che sulla vicenda non intervengano anche i pubblici ministeri.

I referti “trafugati” sarebbero infatti stati dati proprio ai magistrati, per dimostrare il mancato rispetto delle norme e delle procedure previste per la tutetale dei cittadini che si sottopongono ad accertamenti diagnostici presso i presidi del territorio. Dal canto suo la dottoressa al momento preferisce non commentare nulla, quanto ha compiuto non lo ha mai nascosto. Per dichiarazioni formali sul merito del licenziamento senza preavviso vuole consulatri prima con i propri legali di fiducia. Ha annunciato solo che si opporrà alla misura drastica e che poi svelerà le carte. «Non ho nulla da nascondere - assicura -. Anzi, voglio che i cittadini sappiano quello che è successo e quello che succede loro».