Lecco, 14 maggio 2014 - È tutto cominciato da lui, da Francesco Sorrentino, 41 anni, odontotecnico, proprietario di uno studio dentistico di corso Giacomo Matteotti e consigliere comunale della Lega Nord tra il 2006 e il 2009, quando sindaco era Antonella Faggi. È proprio il 2009, il 3 giugno, un mercoledì, quattro mesi e mezzo prima del terremoto politico che scuote Palazzo Bovara e porta i cittadini al voto anticipato, quando gli agenti delle Fiamme gialle del comando provinciale iniziano a indagare sull’esponente istituzionale del Carroccio e soprattutto sui suoi rapporti con il boss 65enne della ‘ndrangheta Mario Trovato. A tirarlo in ballo è un collaboratore di giustizia che ai magistrati fa il suo nome e riferisce dell’«emissione di fatture per operazioni inesistenti» per «approvigionare di denaro illecito» il figlio del capobastone.

Due anni e mezzo dopo, il 10 novembre 2011, i finanzieri concludono le indagini e ai procuratori di Milano ipotizzano per lui il reato di riciclaggio, ma parlano anche delle sue relazioni pericolose con «importanti esponenti della ‘ndrangheta calabrese che operano sul territorio e di contatti con «la classe politica locale».

L’informativa passa nelle mani dei colleghi del Gico, il Gruppo di investigazioni sulla malavita organizzata: nasce l’inchiesta «Metastasi». Nonostante a permettere di scoprire il «cancro» della corruzione e delle infiltrazioni mafiose sia stato a sua insaputa proprio lui, Francesco Sorrentino non risulta comunque attualmente indagato, almeno non nell’ultima retata che ha portato in cella altri amministratori locali e affiliati. Eppure per i militari della Finanza era lui che «con l’approvazione di Mario Trovato contattava personaggi legati al mondo politico lecchese». I due si conoscono da tempo.

«Mio papà faceva il lavabicchieri come secondo lavoro, dopo la fabbrica, per mantenerci; lavorava nella pizzeria “K2” di Coco e Mario Trovato, ecco questa è la realtà», racconta al telefono. E loro, «questa gente viene nel mio studio perché sanno che hanno un conto aperto che non pagheranno mai». Se potesse si allontanerebbe dal giro, è consapevole che rischia: «Se se ne vanno dal mio studio mi fanno solo un favore, perché mi creano solo problemi... per essere chiaro è gente che non è che fa niente per niente... Ma non è neanche facile andargli a dire... mi auguro con tutto il cuore che qualcuno li metta via nel senso della galera».

Ma ormai è tardi per defilarsi. Sono persone percolose, ci sono di mezzo gli affari, soprattutto ci sono di mezzo i voti alle elezioni. Perché Mario Trovato «è stato uno che quando ho avuto bisogno di una mano me l’ha data, è stato uno che quanto tutta Lecco parlava che ero un mafioso mi ha avvicinato». Meglio ingoiare tutto dunque, anche le richieste di denaro: «Una volta mi ha cercato i soldi, diecimila euro mi ha cercato, senza problemi, non mi ha detto né a e né o...».

Del resto «c’ha l’associazione a delinquere di stampo mafioso.. è un personaggio pericoloso, questi governano dalla Calabria a qua, ma non a cazzate, io sono incastrato in politica e conosco bene questa gente qua da una vita... parliamoci proprio bello chiaro, perché Mario per me ti posso garantire che se c’è qualcosa che non va la sistema... La differenza tra questa gente e il politico è una sola, questa gente ammazza, il politico no, però a questo gli dai una stretta di mano e la parola la mantiene».