Premana, 23 aprile 2014 - Sale la tensione a Premana sul fronte delle nuove opere per realizzare le mini centrali elettriche. Per la prima volta viene registrato un episodio vandalico contro le ruspe impegnate negli scavi, danneggiate a sassate probabilmente la notte di Pasqua. A denunciare il fatto i titolari della ditta Enervalt di Cosio Valtellino in seguito alla segnalazione di un loro operaio salito in valle per alcuni controlli.

Franco De Petri, amministratore della società che sta effettuando i lavori, ha sporto denuncia presso i carabinieri e si è detto amareggiato per quanto accaduto: un fatto shockante che non gli era mai capitato in tanti anni di lavoro. De Petri ha parlato di attentato ma ha ricordato che loro procedono con i lavori rispettando le norme previste e in base a tutti i permessi ottenuti per queste opere, definendo alcuni interventi come opere di compensazione. 

Si ritiene che quanto accaduto possa essere riconducibile a frange estreme della protesta contro la costruzione delle mini centrali idroelettriche. Gli amministratori della ditta hanno ribadito di aver cercato il dialogo e offerto la massima collaborazione con il territorio e che quanto avvenuto non modificherà calendario dei lavori o altro.

Critiche per quanto avvenuto arrivano anche dal Comitato contro le centrali e in particolare Fabrizio Fazzini afferma: «Comportamenti del genere non sono accettabili in nessun caso. Credo siano frutto dell’esasperazione della gente che vede il proprio territorio violato in questo modo. Ma non devono accadere queste cose, come Comitato condanniamo questo episodio. Abbiamo da sempre seguito la via della legalità e la via istituzionale, non cambiamo certo direzione in questo momento anche alla luce dei passi avanti che sono stati fatti con tanto sacrificio e impegno da parte di tutti».

Dopo aver chiarito la propria posizione Fazzini vuole però mettere in chiaro altri aspetti: «La ditta si dice amareggiata per il danno alle ruspe con i vetri rotti ma posso assicurargli che sono più amareggiati i premanesi che stanno vedendo chiudere 14 chilometri su 15 di torrente. Loro staranno rispettando le autorizzazioni che hanno ma il danno che questi interventi faranno al territorio resteranno per secoli». «Non si possono accettare queste cose - conclude -, noi in tutte le sedi istituzionali abbiamo presentato 800 firme raccolte e ce ne sono altre 300 non depositate. Questo vuol dire che più della metà della popolazione è contro queste operazioni, e ogni volta che andiamo in una sede istituzionale tutti ci guardano con quel sorrisino mentre spieghiamo il problema. Ecco i risultati".