Lecco, 15 aprile 2014 - "Il Comune di Lecco in questi anni ha operato concretamente contro la criminalità organizzata e continuerà anche in futuro, con l’impegno fatto di misure concrete e di promozione della cultura della legalità". Il sindaco Virginio Brivio si è difeso così, ieri sera, dagli attacchi dei detrattori e da tutti coloro che hanno chiesto le sue dimissioni. Brivio ha ricordato tutti i passi fatti dall’Amministrazione comunale in questi quattro anni in contrasto con la criminalità organizzata e le mafie. Dal recupero dei beni confiscati alla ‘ndrangheta a seguito delle indagini degli anni ‘90 alla promozione della cultura della legalità in alcuni istituti scolastici e con iniziative insieme a Libera, come ad esempio la biciclettata intorno ai beni confiscati.

Dal patto per la sicurezza, stretto nel 2011 alla presenza dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, alla revoca dell’autorizzazione di autorizzazione al bar «The Village» a seguito di una segnalazione atipica. «È nostro dovere andare avanti portando a termine, con i necessari approfondimenti e nella necessaria trasparenza, il procedimento di approvazione del Pgt - prosegue Brivio - e approvare al più presto il bilancio di previsione 2014-15-16, anche al fine di dare corso agli investimenti nei limiti dei vincoli finanziari e di consolidare le politiche sociali a favore delle famiglie in un momento di forte crisi economica».

Critica la Lega Nord. «C’è un folto pubblico in sala e vuole sapere cosa non è stato fatto in questi giorni», tuona Giulio De Capitani . Il Carroccio chiede le dimissioni del sindaco, come Alessandro Magni di Rifondazione comunista che aggiunge: «Il problema circoscritto: chi ha candidato Palermo? Bisogna prendersi le responsabilità. L’ingenuità è un valore, ma in politica è un’aggravante. Il sindaco dovrebbe dimettersi». Più cauto il Nuovo Centrodestra. «In attesa dei tre gradi di giudizio c’è solo un fatto incontestabile, ovvero che Palermo è un uomo del Pd», sottolinea il capogruppo Filippo Boscagli.

«E se lui fosse stato totalmente disinteressato all’attività amministrativa forse i suoi compagni avrebbero dovuto capire che gli interessi erano altri. Adesso è assurdo sentir parlare di resistenza senza non una virgola di autocritica, come non fosse successo nulla».